I VIVI COLORI DEI “TANGKA”: MAESTRIA DELL’ARTE SACRA TIBETANA

  • by michele
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  • 18 Set 2023
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Appeso nei Gompa, i classici templi buddisti disseminati sul territorio tibetano, o portato in processione dai Lama, il Tangka, ovvero lo stendardo Buddhista famoso in tutto il mondo, è un’arte che impressiona per la sua bellezza.

Letteralmente nella lingua tibetana il termina tangka viene utilizzato per indicare una “cosa che si srotola”, ma nel linguaggio comune dell’altopiano, oramai traduce l’arte del ricamo o della pittura a colori su rotoli di tessuto o carta, costituendo così un’arte pittorica piena di caratteristiche culturali  proprie dell’etnia tibetana.

Generalmente le Tangka sono realizzate su una base di canapa o tessuto grossolano, mentre le più preziose utilizzano la seta. Nessuno conosce bene la nascita di questa splendida forma artistica, ma leggenda narra che quando la principessa Wencheng entrò in Tibet portò con se varie tecniche di produzione, ivi comprese quelle tessili.

I pigmenti usati nelle Tangka sono sostanze opache minerali e vegetali, polverizzate poi in un piccolo mortaio. Una volta ridotti in polvere, questi vengono sciolti con dell’acqua alla quale viene aggiunta una sostanze colloidale, un preparato che utilizza colla animale e bile bovina. La preparazione a dir poco scientifica del pigmento ed il clima rarefatto e secco dello Xizang, hanno mantenuto pressoché intatti capolavori antichi secoli, per questa ragione  le tangka ancora oggi conservano colori vivaci, come appena realizzati.

I contenuti delle Tangka sono collegati alla storia e ai costumi sociali propri delle genti dell’altopiano, fra cui spiccano quelli religiosi ragion per cui per i buddisti di fede lamaista questi dipinti religiosi rappresentano una bellezza ritenuta una manifestazione del divino e sono di conseguenza visivamente venerati e portati in processione durante le feste tradizionali.

La preparazione di un Tangka non è molto complessa e consiste di un supporto in tela teso su un primo telaio che a sua volta risulta sospeso con dei lacci su un’altra intelaiatura provvisoria.

La tela viene apprettata con colla proteica e successivamente un composto di materiale bianco o colorato misto a colla animale; si conclude il processo lisciando entrambi i lati sino ad ottenere una giusta levigatura. A questo punto si vede la maestria dell’artista. Il pittore, infatti, per posizionare i personaggi fa uso di una serie di linee e reticoli cosicché le forme geometriche così disegnate corrisponderanno ognuna ad una specifica divinità. Anche le proporzioni, gli spazi e la disposizione seguono una logica ben precisa, e sono codificati da antiche tradizione risalenti agli originali testi buddisti sanscriti (come l’Aryamanjusrimulatantra). Tuttavia, a partire dal XVIII secolo in poi, grazie anche all’influenza dell’arte cinese, alcuni thangka vengono incisi con la tecnica della xilografia.

Osservando questi rotoli, è possibile notare come personaggio principale è dipinto al centro dell’opera, mentre le altre divinità sono disposte tutt’intorno secondo un ordine gerarchico: nella parte superiore gli Dei più importanti oppure una serie di maestri ed allievi, ai lati personaggi secondari come gli “assistenti” delle divinità o i discepoli. Infine nella parte inferiore si trovano o i guardiani del Dharma dall’aspetto irato o altre divinità benevoli.

Nonostante la tecnica di pittorica dei Tangka sia rimasta pressoché immutatanel tempo, l’evolversi delle interpretazioni dei sacri testi  e le influenze straniere hanno portato una parziale differenziazione di forme e stili; a riguardo tra i più importanti figurano:

  • “Stile indiano – gyaluk” con l’arte buddhista del Bihar e del Bengala che influenzò l’arte tibetana;
  • “Stile Newar” o “stile nepalizzante”, originario della Valle di Kathmandu;
  • “Stile Gyantse” , contraddistinto per la sua sontuosità e vivacità di colori;
  • “Stile Khyenri” attribuito secondo la letteratura a Jamyang Khyentse Wangchuk nato nel 1524, che unisce lo stile Newar con lo stile Menri;
  • “Stile Menri”, nato nel XV sec. da un artista di nome Menla Tondrup Gyatso dove vi introdusse molti motivi e tecniche cinesi.
  • “Stile Karma Gadri”, creato da Namkha Tashi, artista nato intorno al 1500, famoso per il suo stile unico e particolare. Nelle opere di Tashi vi è un grande utilizzo di tonalità chiare e sfumature degradanti oltre a rappresentare la divinità principale in centro contornato da paesaggi.