IL TIBET E LA SUA TRADIZIONE TEATRALE

  • by Redazione
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  • 30 Mag 2018
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Come ogni grande cultura che si rispetti, anche quella dell’Altopiano ha una tradizione teatrale importantissima e spettacolare, che fonde elementi tradizionali sciamanici della religione autoctona Bon ed elementi buddhisti. Anche l’India e la Cina del sud hanno avuto le loro influenze. Siete pronti a scoprirlo? Mettiamoci allora comodi.

Il teatro tibetano è un’arte drammatica generale di grande fascino che presenta storie nella forma di canti e danze folcloristici. Chiamato “Ajilamu” in lingua tibetana, parola che letteralmente significa “sorella immortale”, viene anche soprannominato ”Lamu”. ll teatro tibetano, nonostante i suoi temi siano di origine religiosa e mitica, ha una funzione puramente ricreativa e molte sono le opere divenute celebri non solo nelle montagne dell’Altopiano, ma anche fuori dai confini del Tibet. Rappresentazioni come “La Principessa Wencheng”, o ”Il Principe Nuosang” sono ormai diventate dei classici per le loro armoniose melodie, i costumi colorati e le maschere misteriose.

La letteratura non ha un parere unanime circa la nascita del teatro tibetano. Alcuni studiosi ritengono che le origini di questa forma artistica possano risalire al VII secolo, tuttavia è concorde il parere per il quale questa incredibile arte drammatica presenta una vera commistione di generi dal teatro indiano a quello della Cina del sud. Gli annali storici ci dicono che a partire dal XV secolo, sulla base di storie buddiste, il monaco Tangdongjiebu della setta Gelugpa compose e diresse personalmente opere di canto e danza aventi come trama delle semplici storie, rappresentandole nelle varie zone, il che costituisce di fatto la forma embrionale del teatro tibetano. Attraverso la revisione, completamento, arricchimento e innalzamento artistico ad opera di numerosi artisti popolari, il teatro tibetano ha ben presto perso la forma originale. Ma quali sono le caratteristiche che rendono unica ed inimitabile quest’arte drammatica?


Come nelle migliori tradizioni del teatro classico cinese, anche Ajilamu colpisce per i colori sgargianti dei costumi e le variopinte maschere. Come nella più famosa “Opera di Pechino”, anche nel teatro tibetano i costumi di scena e le maschere indossate dagli artisti, identificano i diversi personaggi. La caratteristica Maschera Blu è uno dei principali simboli del lhamo e all’inizio dello spettacolo gli attori la tengono calata sul volto in segno di rispetto nei confronti del pubblico.

La rappresentazione di uno spettacolo tradizionale tibetano è un evento spettacolare ed estremamente apprezzato dal popolo e la cui esecuzione in genere dura un’intera giornata, dal mattino fino al tramonto. Generalmente le opere si dividono in tre parti: una introduzione (cerimonia purificatrice), l’opera propriamente detta e una cerimonia conclusiva. A differenza delle opere occidentali, Il Lhamo non ha una divisione in atti e a legare le varie scene vi è un narratore esterno che riassume quanto si è visto e annuncia ciò che sta per accadere. Ogni personaggio si esprime con una propria melodia e viene talvolta accompagnato in coro dagli altri. La musica, onnipresente, guida e ritma l’azione mentre in scena si alterna il canto narrativo, la canzone dialogata e la musica strumentale.

Il canto narrativo consiste nella semplice declamazione veloce della trama, con una particolare intonazione che alterna toni alti e bassi. Al contrario, le numerose canzoni dialogate, sono seguite da una danza che inizia e si conclude con la ripetizione dell’ultimo quarto di verso.
Fondamentale nel teatro tibetano è il ruolo assunto dal coro, che segue il canto di un protagonista. Il coro è generalmente formato da tutti gli attori secondari non protagonisti che rimangono attorno allo spazio scenico per tutta la durata della rappresentazione.
Infine va ricordato che in ogni opera tibetana, così come nel teatro classico cinese, esiste un personaggio comico che non è tenuto a rispettare un testo fisso. Può improvvisare le sue battute e il pubblico segue le sue parole con grande attenzione ritenendole ispirate da grande saggezza.

Solo in epoca recente i testi delle principali ache-lhamo sono stati trascritti. Per molti secoli questa tradizione si è preservata oralmente e gli autori originari sono ancora oggi sconosciuti. Ancora oggi la passione per il teatro è molto diffusa tant’è che percorrendo le strade tibetane si trovano ovunque compagnie di teatro popolare atte ad innalzare grandi tende per dare rappresentazioni sul posto. Per l’occasione i residenti dei villaggi nell’arco di cinque e più km accorrono entusiasti, con folle di spettatori.