LA STATUA DORATA DI BUDDHA DEL TEMPIO LAMAISTA DI PECHINO

  • by Redazione
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  • 27 Giu 2018
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Uno dei più colossali e importanti esempi di arte scultorea tibetana non si trova in Tibet, ma bensì in un tempio buddista di Pechino. Tale statua gigante però non é stata spostata o prelevata dal Tibet, anzi, é stata scolpita nella capitale cinese da artigiani tibetani appositamente assoldati, che hanno lavorato per anni su un colossale blocco di legno. Questa che segue é la descrizione dell’aspetto e della storia di questo formidabile manufatto artistico.

La parte principale é costituita da un unico blocco di legno di sandalo alto ben 26 metri. Di questa altezza otto metri si trovano seppelliti sottoterra e fungono da base per la maestosa struttura. Le vesti dorate della statua sono modellate con altri tipi di legno, con un effetto di realismo sorprendente. La statua del Buddha porta una quintuplice corona di foglie adornate con tasselli. I tasselli, così come gli elementi dei braccialetti che la statua indossa, sono realizzati con turchesi, succinite, perle e giada, dimostrando la ricchezza dell’artigianato tibetano e la perizia con la quale questi diversi materiali sono stati lavorati. Al collo la statua porta una catena con 108 anelli (numero sacro per il Buddismo) con una circonferenza totale di 12 metri. Sulla spalla sinistra essa porta una fiasca e sulla destra una ruota rituale. Le spalle sono decorate con enormi fiori di loto. Sotto i fiori due radici verdi si allungano sulle braccia fino alle mani. La mano destra sta davanti al petto e oscura la radice dei fiori di loto. La mano sinistra sta un po’ più in basso.

Il tempio dove essa si trova é collocato nell’angolo nordorientale della città antica di Pechino. Esso fu costruito durante il regno dell’Imperatore Kangxi, della Dinastia Qing, nel 1694 e quindi assegnato al Principe Yong, suo quarto figlio, che lo elesse a propria dimora e residenza. Nel 1725 fu ricostruito come residenza imperiale appena fuori dalla Città Proibita e denominato Palazzo Yonghe. Durante il regno dell’Imperatore Qianlong, nel 1744, fu ricostruito come tempio lamaista, il più grande all’epoca nel paese.

La colossale statua di Buddha che oggi vi si trova fu donata dal Settimo Dalai Lama (1708-1757) all’Imperatore Qianlong, come segno di conferma del legame di fratellanza e solidarietà tra la Nazione Tibetana e quella Cinese, che già durava da oltre tre secoli. La magnificenza del manufatto, e il fatto che venisse considerato molto efficace pregarvi davanti, resero la ciclopica statua una meta di pellegrinaggio sempre molto popolare.

Un’altra leggenda a proposito della sua costruzione narra che l’Imperatore Qianlong considerasse molto importante il Feng Shui (disciplina geomantica molto popolare in Cina ed Est Asia -NdT-), e decise così di offrire voti e sacrifici a una statua di Buddha, che ordinò di costruire e di collocare nel tempio lamaista in cui era stato trasformato il Palazzo Yonghe.

Sentendo questo e ricordando come l’Imperatore avesse aiutato il Tibet a domare la ribellione di Re Namtalek (aiutata dagli aggressori britannici), il Settimo Dalai Lama acquistò dal Re del Nepal un enorme blocco di legno di sandalo e lo fece trasportare prima in Tibet e poi attraverso tutto il Sichuan fino a Pechino. Il trasporto durò ben tre anni. L’Imperatore Qianlong fu enormemente grato per il regalo del Dalai Lama e ordinò a Rinpoche Chagkan di assoldare i migliori artigiani tibetani, affinché trasformassero quella materia nell’enorme, meravigliosa statua che ancora oggi possiamo ammirare.