IL GALATEO DEL BUON TURISTA IN TIBET

  • by Alberto M
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  • 13 Giu 2018
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Il tibet è una terra magica, ricca di mistero e fascino spirituale le cui radici affondano nell’antichità. L’Altipiano tibetano ormai non è più cosi remoto come decenni fa, ma al contrario è una destinazione molto popolare per i turisti, anche se il turismo “straniero” forma solamente una minuscola parte dei 18 millioni di turisti che hanno visitato nel 2016 l’intera regione tibetana: circa il 6%.

Per questa ragione quando si viaggia in Tibet ci troveremo immersi in una realtà  che è completamente diversa da quella a cui siamo abituati, tant’è che sono sorti anche più volte equivoci tra turisti stranieri ed autorità locali. Quando si viaggia, oltre che godere dei piaceri dell’avventura – e perché no del buon cibo – vi sono anche delle responsabilità che noi turisti dobbiamo rispettare per educazione, al fine di non offendere usanze, sensibilità e culture millenarie profondamente diverse da noi.

Ovviamente non vi è il “turismo perfetto”, ma seguendo poche e semplici regole, possiamo minimizzare l’impatto negativo  attraverso anche un comportamento culturale più coretto possibile, saremo ripagati con dei sorrisi più sinceri nonché con esperienze che solo un comportamento discreto e aperto può portare al viaggiatore attento.

Un primo suggerimento che possiamo darvi è il divieto assoluto di il fare un bagno in uno dei laghi considerati sacri come per esempio il Nam Tso o il Yamdrok Tso. Non vi è una alcuna legge che lo vieta, ma semplicemente un codice etico di rispetto nei confronti di una religione antica ed affascinante.

Buona norma per i tibetani è praticare una certa discrezione nel manifestare i propri sentimenti, dall’affetto all’ira, nell’abbigliamento e nei contatti fisici tra le persone. A riguardo in Tibet si ritiene che chi grida non ha ragione. Perciò la calma a queste “altitudini” è una grande virtù, tant’è che i tibetani ritengono che non importa quanto un problema possa essere complicato, una soluzione – presto o tardi – salterà fuori. Questa filosofia di vita viene applicata anche nel quotidiano, tant’è che il tempo in tibet è un concetto piuttosto “flessibile”, pertanto quando si ha un appuntamento è facile arrivare in ritardo.

Nei templi fare attenzione a non camminare mai sopra una bandiera di preghiera, anche se è vecchia o rotta, inoltre nei monasteri e nei siti religiosi, rispettate il luogo e la gente che prega : non disturbate i fedeli e non interrompete le funzioni in corso. Un buon fotografo rispetta i momenti di silenzio e sa fotografare discretamente. Da ricordare che non è bene indicare con la punta del dito e puntare la pianta dei piedi verso il Buddha, mentre attorno agli stupa buddhisti si gira in senso orario, così come questo è il verso in cui girare le ruote di preghiera, attorno a quelli Bön in senso inverso. Argomento a parte le elemosine. Dare piccole somme è tradizione ed in questi casi i tibetani ritengono che migliora anche il “karma” dei singoli individui, pertanto è usanza locale dare qualcosa a persone anziane, a mendicanti e monaci o monache nei monasteri e luoghi religiosiImportante è anche il vestiario. Vestirsi adeguatamente, ovvero leggermente “conservatori”, è molto apprezzato: gambe e spalle coperte e pantaloni lunghi vi renderà l’incontro con le popolazioni locali più facile e spesso meno imbarazzante per loro, nonostante vi sorridano per educazione nei confronti dell’ospite.

Infine imparare a salutare in tibetano “Tashi Delek”, buon giorno, renderà il vostro soggiorno unico, perché al suono di questa parola magica, non vi sarà tibetano che vi risponderà con il più sincero dei sorrisi e ringraziamenti.