A Lhasa in un eremo vicino al Palazzo del Potala, l’81enne studioso di Sanscrito Lingwen Pema Kelsang tiene le sue lezioni agli studenti, lo fa sedendo su un divano della sua abitazione, con una lavagna posta alla sua sinistra.
Davanti alla lavagna stanno una dozzina di studenti, accovacciati su un tappeto, Kelsan spiega loro le differenze tra i vari caratteri sanscriti e le loro possibili combinazioni, ne corregge la pronuncia e ribadisce: “Tibetano e Sanscrito sono molto simili, foneticamente e sintatticamente; se parlate un buon Tibetano imparare il Sanscrito vi sarà molto più facile”.
Kelsang é nato vicino al Lagodi Yamdrok Yutso. Nel 1950, a 23 anni d’età, lasciò i suoi luoghi natii per spostarsi a Lhasa e studiare Tibetano. “Cinque anni di intenso studio mi diedero le basi necessarie ad avvicinarmi al Sanscrito”. Secondo quanto ricorda, durante quegli anni, Lhasa aveva due scuole pubbliche che offrivano lezioni di Sanscrito, ma erano frequentate esclusivamente da monaci ed aristocratici.
La maggior parte della letteratura tibetana deriva da originali sanscriti. Negli anni ’80 Lingwen Kelsang lavorò in un istituto religioso dell’Accademia delle Scienze Sociali Tibetane. Spesso aveva difficoltà coi testi sanscriti e non riusciva ad approfondire come avrebbe voluto certi argomenti.
Prendendo il concetto buddista di “non-sé” per esempio, trovava necessario tracciarne l’origine e l’uso in Sanscrito, per poterlo rendere meglio in Tibetano o in Cinese. Lingwen Kelsang ritiene, come sostenuto dalla maggior parte dei Tibetologi, che per considerarsi veramente esperti nella materia, la conoscenza del Sanscrito sia essenziale.
Nei primi anni dell’Era della Riforma e dell’Apertura, l’atmosfera per un approfondimento delle ricerche sulla cultura tibetana era eccezionalmente favorevole, ma mancava una profonda e adeguata comprensione del suo retaggio sanscrito. Per meglio capire, comprendere, preservare e tramandare la cultura della sua terra, Lingwen Kelsang visità il rinomato esperto di Sanscrito Tsore Tsenang Rinpoche, per studiare sotto di lui.
Indicando una foto sul muro, mostra il ritratto di sè stesso, in quegli anni, insieme al suo mentore; ricorda come all’epoca vi fossero pochissimi studiosi di Sanscrito e come il suo insegnante lo accolse con gioia, felice di poter tramandare le sue conoscenze.
Dopo sette anni di studio intensissimo, Rinpoche invitò Lingwen Kelsang a iniziare a sua volta l’insegnamento.La nipote di Lingwen Kelsang, chiamata Lingwen Tsering Dekyi, ricorda come i primi studenti fossero tutti membri della famiglia, ma ben presto la sua fama di insegnante crebbe e iniziarono ad affluire sempre più discepoli. Inizialmente Kelsang dedicava all’insegnamento solo i fine settimana, ma ormai questo compito lo impegna ogni giorno e molto di rado si concede pause da esso.
A partire dagli anni ’90 Lingwen Kelsang ha istruito molte migliaia di studenti, tra cui si sono distinte figure come Odrol Tsering, Vice Ricercatore all’Istituto di Ricerca sulla Scrittura su fogli di Pattra, e Gyurmey Tsechen, Professore dell’Ufficio Amministrativo Norbulingka. Ambedue hanno potuto partecipare al progetto di otto anni di ricerca sulle scritture su fogli di Pattra in Sanscrito, impresse su foglie di palma, che é stato sponsorizzato dal Governo Cinese nel 2006.
Oltre a dare lezioni nella sua dimora, Lingwen Kelsang spesso visita le biblioteche della Regione Autonoma, o gli atenei e tiene seminari o corsi pubblici. Visita regolarmente i monasteri e impartisce lezioni di approfondimento ai monaci che desiderano migliorare nella materia. In contrasto col passato, dice che dopo l’introduzione dell’educazione obbligatoria il livello di conoscenza del Tibetano da parte dei giovani é migliorato. Essendo un buon livello di Tibetano assolutamente necessario per potersi avvicinare allo studio del Sanscrito, molte più persone ora hanno le basi per poterlo fare.
Comunque, anche Lingwen Kelsang ha i suoi rimpianti. Ha iniziato a studiare il Sanscrito 35 anni fa, ma, data la complessità é profondità di questa lingua, sente di avere ancora molto studio davanti a sé prima di potersi dire soddisfatto del suo grado di padronanza.