Cosa c’è di più insolito che vedere turisti occidentali i Tibet? Vedere 13 ragazzi parlanti cantonese provenienti da Hong Kong destreggiarsi nella realizzazione dei “Thangka”. In realtà questi giovani hanno partecipato alla “Junior Thangka Artists Class” al Regong Painting Institute nella contea di Tongren, sull’altopiano Tibetano. Questi giovani, diplomatosi il mese scorso, hanno completato con successo il “Thangka Workshop” del 2018 “, un programma di internship per giovani artisti.
La contea di Tongren nella prefettura autonoma tibetana di Huangnan, nella provincia del Qinghai, è anche chiamata “Regong” o “la valle dorata”. Ha la reputazione di essere la “casa della pittura tibetana”. Qui, l’arte dei thangka, che guida le “arti Regong”, è stata inclusa nella Lista dei rappresentanti del patrimonio culturale immateriale umano dall’UNESCO nel 2009.
“Il Thangka non è molto comune a Hong Kong, quindi è un privilegio speciale poter esibire i miei quadri ad Hong Kong accanto alle opere del Maestro Nyangben e, allo stesso tempo, più cittadini di Hong Kong possono apprendere l’arte di thangka,” ha dichiarato Zhang Jiayu, una junior del dipartimento artistico dell’Università di Hong Kong e partecipante alla master class.
Ma cosa sono i thangka? Un thangka (tibetano: ཐང་ཀ, Nepal Bhasa: पौभा), anche noto come tangka, è uno stendardo buddista dipinto o ricamato, appeso in un monastero o su un altare di famiglia e portato in processione da lama o da fedeli. In lingua tibetana la parola “than” significa “piano” e il suffisso “ka” sta per dipinto. Quindi il Thangka è un tipo di dipinto realizzato su una superficie piana, ma che può essere arrotolato quando non ne è richiesta l’esposizione; a volte è detto “dipinto su rotolo”. Il formato più comune del Thangka è il rettangolo verticale.
Mentre alcuni li considerano semplicemente oggetti a vivaci colori da appendere al muro, per i buddisti questi dipinti religiosi tibetani presentano una bellezza ritenuta una manifestazione del divino, e sono di conseguenza visivamente stimolanti. I thangka vengono dipinti su tela di cotone con pigmenti solubili in acqua, sia minerali sia organici, temperati con una soluzione di erba e colla. Il procedimento nel suo complesso richiede grande padronanza del disegno e una comprensione perfetta dei principi dell’iconometria.
La realizzazione materiale di un thangka, come del resto avviene per la maggior parte dell’arte buddista, è di natura altamente geometrica. Braccia, gambe, occhi, narici, orecchi e vari utensili rituali vengono tutti sistemati su una griglia sistematica di angoli e linee intersecantisi. Un bravo maestro di thangka sceglie in genere tra una varietà di forme predisegnate quelle da inserire nella composizione, su una gamma che va dalle tazze per le elemosine, agli animali, alla forma, dimensione e angolazione di occhi, naso e labbra di una figura. Il procedimento appare molto scientifico, ma spesso richiede una conoscenza molto profonda del simbolismo della scena che si sta dipingendo, onde coglierne l’essenza o lo spirito. Per garantire che l’immagine non sbiadisca, oltre all’uso di pigmenti organici e minerali, il dipinto è incorniciato (e protetto) da broccati di seta dai colori vivaci.