Continua il nostro viaggio all’interno dell’affascinante mondo dell’arte medica tradizionale tibetana. A dimostrare come la Medicina Tibetana sia influenzata dalla religione buddhista, va citata la credenza secondo la quale ogni malattia sia in realtà radicata in quelli che il Buddhismo definisce i «tre veleni».
A differenza della visione occidentale cartesiana, che vede il corpo umano come una semplice macchina, la Medicina Tibetana possiede una visione olistica che rappresenta il corpo umano come un composto interdipendente e non-duale di corpo e mente. Il corpo fisico, a sua volta, è costituito dai quattro elementi (acqua, aria, terra e fuoco), che possiedono dimensioni più grossolane e più sottili.
In definitiva, la Medicina Tibetana vede il corpo come un flusso aggregato impermanente la cui causa di sofferenza è l’ignoranza. Quest’ultima non ha nulla a che vedere con la mancanza di cultura: l’ignoranza (tib. ma rig pa) costituisce le oscurazioni mentali che non permettono una percezione diretta intuitiva della realtà assoluta. Secondo il Buddhismo, questa ignoranza ci crea la sensazione di una realtà relativa separata, dove esistono distinzioni nette tra le cose e dove emerge il senso dell’«io» e del «mio».
Come risultato di questa percezione illusoria della realtà nascono altri due veleni: l’attaccamento e l’avversione. Solo il senso dell’io – causato dall’ignoranza – infatti può permettere la nascita di queste emozioni fondamentali. I tre veleni della mente, pertanto, sono l’ignoranza, l’attaccamento e l’avversione.
Questo è anche un postulato del Buddhismo, ma la Medicina Tibetana aggiunge una credenza in più: ovvero che i tre veleni della mente costituiscono la causa dei tre umori (simili ai dosha ayurvedici), il cui squilibrio è quello che genera appunto la malattia fisica e mentale.
I tre umori della Medicina Tibetana sono: rLung (Vento), mKhris-pa (bile), Bad-kan (flemma). Il vento (costituito dall’elemento aria) controlla i movimenti, la bile (elemento fuoco) regola il calore ed il flemma (elementi acqua e terra) i fluidi corporei.
L’attaccamento, il forte desiderio per il piacere, per le cose belle o la ricchezza materiale porta al senso di dipendenza; se soddisfatto esso ha la caratteristica di non accontentarsi e ricercare ancora altro, e quando non viene soddisfatto porta a sofferenza, ansietà, depressione o addirittura nei casi più gravi al delirio suicida. Secondo la Medicina Tibetana, l’attaccamento ha la stessa qualità dell’umore vento (rLung); chi è dominato da questo umore tenderà a provare molto attaccamento (e viceversa). Molte persone provano malessere mentale, frustrazione e nervosismo per la mancanza di contentezza di ciò che si ha. Nei testi di Medicina Tibetana l’attaccamento è simboleggiato da un uccello, visto come una creatura molto attiva sessualmente.
L’avversione invece è simboleggiata da un serpente. Questo sentimento – che fa nascere il senso di rabbia verso ciò che non ci piace, con tutto il disagio mentale che ne segue – è legato all’elemento fuoco e pertanto va ad incrementare l’umore bile (mKhris-pa).
L’ignoranza infine, di cui abbiamo già parlato e simboleggiata da un maiale, ha un carattere oscuro, confuso e pesante che la connette all’umore flemma (bad-kan).
I disturbi del flemma deteriorano il fuoco digestivo del corpo, hanno un carattere freddo come fredda è la natura dell’acqua e della terra. Tutte le malattie fredde nascono dal flemma. I disturbi della bile sono invece caldi come il fuoco e tendono a bruciare i costituenti corporei. I disturbi del vento, infine, pervadono tanto il calore quanto il freddo e tendono ad incrementare entrambi i tipi di disturbi.