Il Cham è una danza rituale buddhista, tramandata dai monaci tibetani per più di 1200 anni. Il suo scopo è portare benedizioni all’intera comunità, ma impararla non è affatto cosa semplice: sono necessari anni, ai monaci, per impararne i passi. Ma servono anche come meditazione, sia per i monaci, sia per gli spettatori, trasportati nel mondo delle divinità sia dalla danza, sia dalle maschere.
Le caratteristiche delle maschere tibetane
Le maschere tibetane usate durante questo rito, infatti, rappresentano dei e demoni, ma anche animali, dei quali vengono evocate le virtù, fate e spettri. Tra gli animali, i principali sono cane, cavallo, cervo, coniglio, elefante, falco, leone, leopardo, lupo, scimmia, serpente, tigre, volpe e yak.
Spesso queste maschere hanno un aspetto furioso o feroce, per poter spaventare e cacciare gli spiriti malvagi, ma non impersonificano demoni. Le maschere furiose sono quelle degli dei e, tanto più terrificanti sono, quanti più saranno in grado di tenere alla larga gli spiriti malefici e permettere al monaco di concentrarsi.
Inoltre, queste maschere hanno in comune una corona con cinque piccoli teschi: questi stanno a rappresentare cinque sentimenti umani negativi, trasformati in positivi. Ira, ignoranza, gelosia, attaccamento e orgoglio si trasformano nei loro opposti.
Trattandosi di maschere sacre, anche la loro preparazione è caratterizzata da solennità e, soprattutto, costanza nel rispetto di misure e caratteristiche. La loro grandezza, comunque, è sempre superiore a quella della testa umana, di circa tre volte.
I colori
Non solo le maschere indicano una marcata differenza tra ciò che è bene e il male, il falso e il vero, il bello e il brutto, ma anche i colori hanno significati precisi.
Il giallo, ad esempio, indica una profonda saggezza, ma anche compassione, prosperità e tutte le virtù: è infatti il colore scelto dal Buddha come simbolo di umiltà e di rinuncia al materialismo, in quanto un tempo usato dai criminali. Il rosso, invece, è il colore dei rituali più potenti, non a caso usato per gli abiti dei monaci e per molti edifici sacri. Il nero, infine, è usato per le maschere dei demoni, perché è simbolo di odio e oscurità.
Ma questi sono soltanto tre dei vari colori delle maschere di una cultura ricchissima come quella del popolo dell’Altopiano.