Si può dire che il Tibet non sia stato colpito concretamente dal covid-19, che ha primariamente afflitto la provincia cinese di Hubei; eppure, anche i tibetani sono stati molto impressionati da questa epidemia, prima per quel che ha fatto in Cina e poi per ciò che sta accadendo in Europa e nel resto del Mondo. Anche i tibetani, tra l’altro, hanno dovuto sospendere le loro funzioni religiose e culturali, soprattutto il Capodanno Tibetano, i cui festeggiamenti sarebbero dovuti cominciare il 24 Febbraio.
Ovviamente, molte e variegate sono state le reazioni, dalla paura alla piena fiducia nell’azione del governo centrale, dall’accettazione dell’epidemia come evento karmico al rifugio nelle pratiche spirituali sperando, così, di esserne in qualche maniera protetti. C’è anche chi, come ha fatto il monastero di Labrang a Gansu, ha raccolto donazioni da mandare a Wuhan per aiutare in questa situazione drammatica.
Ed è in questa ondata di variegate reazioni che molti Lama tibetani hanno dato la propria “ricetta spirituale” per affrontare il problema. I più hanno consigliato la sadhana e la recitazione dei mantra della Divinità per loro più indicata (da Tara Verde al Buddha della Medicina).
Tra i vari interventi e consigli il più interessante è stato quello divulgato dal dott. Nida Chenagtsang, un medico tibetano famoso in tutto l’Occidente che però collabora con diversi ospedali di medicina tibetana nella provincia di Qinghai (collocata nel vecchio Amdo).
L’intervento del dott. Nida – che oltre medico è anche un Lama che insegna il sistema nyingma chiamato Yuthok Nyingthig (un sistema di pratica Dzogchen fortemente legato alla Medicina Tibetana) – ha innanzitutto spiegato come i tibetani tradizionalmente interpretano i virus. In maniera non molto dissimile da come il presidente cinese Xi Jinping ha definito il virus, ovvero un “demone”, anche nella Medicina Tibetana si interpretano i virus come dei “demoni”; ovvero delle energie spirituali e coscienti fortemente negative.
Nella sua spiegazione il dott. Nida ha spiegato che nella Medicina Tibetana i virus come il covid-19 sono chiamati “duruka”, che letteralmente significa “ciò che porta sofferenza”. Nella tradizione tibetana si parla del “duruka delle armi”, “duruka dei veleni” e “duruka delle malattie”. I duruka delle malattie non sono tutti uguali e possono avere diverse cause: la dieta sbilanciata, uno stile di vita non sano, cambiamenti stagionali ed infine influenze spirituali negative chiamate dön, ovvero spiriti della natura (“demoni”, appunto). Per questo nella tradizione tibetana ci sono riti per pacificare questi spiriti, che attaccano l’essere umano quando vengono disturbati. A parere di Nida e di molti altri medici tibetani il covid-19 farebbe parte di questa categoria.
Che fare allora? A suo avviso, la cosa più importante è la prevenzione: lavarsi bene le mani, indossare maschere protettive, riposare abbastanza e lavorare sul proprio sistema immunitario. Avere in sostanza una dieta variegata ed uno stile di vita bilanciato per non partire, in caso di contrazione del virus, da uno stato preliminare di debolezza immunitaria. Fondamentali a riguardo sono anche la pace della mente ed il rilassamento. Questo vuol dire anche che, nonostante la necessaria prevenzione, è controproducente l’eccesso di paura nei confronti di questa epidemia.
Per quel che riguarda le pratiche spirituali, il suo consiglio è quello di dedicarsi ad un ritiro, cosa facilitata da chi si trova costretto a stare in casa a causa delle restrizioni della quarantena. In questo ritiro spirituale bisogna fare attenzione a non avere problemi a causa dell’inattività, ragion per cui viene consigliato di praticare una o due ore al giorno di yoga per tenersi in forma.
Le pratiche da fare consigliate da Nida sono ovviamente quelle proprie del suo lignaggio, ovvero quelle delle Divinità principali dello Yuthok Nyingthig (il Buddha della Medicina, il guru yoga di Yuthok, ed i mantra del Protettore della Medicina Shanglön e della sua consorte). Se si facesse ciò e se si fosse in grado di trasformare la quarantena forzata in un ritiro spirituale, si sarebbe in grado di attuare un famoso detto tibetano che afferma “༼རྐྱེན་ངན་གྲོགས་སུ་འཆར་བ༽ khyen ngen drok su charwa”, ovvero “le cattive circostanze emergono come amici”. Insomma, la chiave di tutto è trasformare gli ostacoli in opportunità.