La meditazione buddhista, finalizzata all’illuminazione, rientra nelle pratiche del Buddhismo, una delle religioni più antiche e diffuse nel mondo. La meditazione buddhista incarna il secondo dei tre addestramenti superiori, assieme all’etica e alla saggezza. I metodi principali di tale meditazione si suddividono in samatha, o meditazione della tranquillità, e vipassana, o meditazione dell’intuito.
Entrambe le metodologie si suddividono a loro volta in altre tecniche meditative con specifici obiettivi. Il termine “meditazione di visione profonda” (samatha-vipassana) fa riferimento a pratiche mentali che sviluppano uno stato generalizzato di calma (samatha) per mezzo dell’attenzione prolungata unitamente a una “visione profonda” (vipassana) cui si arriva attraverso la riflessione.
Il Buddhismo ha origine dall’insegnamento di Siddhartha Gautama, detto il Buddha, l’Illuminato, o anche Sakyamuni, in quanto nacque nella dinastia Sakya, l’8 aprile 563 a.C. Figlio del re Suddhodana, per ben sei anni cercò l’illuminazione spirituale attraverso l’austerità e il digiuno. Col tempo si rese conto che l’austerità da sola non poteva produrre la saggezza, e cominciò a meditare sul vero significato della realtà.
Dopo 49 giorni di intensa meditazione, la sua mente si riempì all’improvviso di comprensione, e trovò la risposta all’enigma della sofferenza umana. Siddhartha Gautama era diventato ‘il Buddha’, che in sanscrito significa “colui che ha raggiunto l’illuminazione”.
I benefici di questa pratica sono diversi e molteplici. Tradizionalmente, vengono neutralizzate qualità negative come odio, invidia, apatia, ignoranza e narcisismo, sviluppando invece concentrazione, pace interiore, saggezza, compassione e amore. Stando alla meditazione buddista, la prima responsabilità dell’essere umano consiste nell’uscire dallo stato di insoddisfazione e infelicità tipico della condizione umana e nel vivere una vita sana, armoniosa, per se stessi e per gli altri.
Per fare ciò, è necessario imparare a utilizzare le proprie facoltà di auto osservazione, scavando a fondo dentro di sé. Attraverso la pratica della meditazione buddhista, si avvia un processo di profonda comprensione della natura umana e di realizzazione della verità. Secondo il Buddhismo, quando la mente è libera e si è in pace, ogni azione ne risente in maniera positiva.
Durante la meditazione, si verifica il rallentamento delle funzioni corporee e dei processi metabolici. Il rallentamento del ritmo respiratorio, con riduzione del consumo di ossigeno e quindi del fabbisogno energetico, si collega a un abbassamento della pressione arteriosa e un rilassamento progressivo di tutto il corpo.
In questo modo, vengono a crearsi variazioni elettrofisiologiche del sistema psicosomatico, come l’induzione nel cervello di onde Alfa (caratteristiche dello stato di rilassamento) e, negli stadi più profondi, di onde Theta, tipiche dei primi stadi del sonno e dell’infanzia, con sincronizzazione tra i due emisferi cerebrali.
Grazie alla pratica della meditazione, si assiste inoltre a cambiamenti nelle risposte galvaniche della pelle e ad altre modificazioni biochimiche, come l’aumento delle naturali difese immunitarie dell’organismo. Scompaiono le tensioni mentali e, conseguentemente, aumenta la guarigione di molte malattie psicosomatiche.