Il Tibet? Nella top 10 delle ricerche nei canali e-commerce. Negli ultimi anni i prodotti tibetani hanno infatti conquistato i mercati internazionali. Ma non chiamatelo semplicemente artigianato etnico! Da quasi cinque anni il Tetto del Mondo ha sviluppato un’industria dello shopping online assai capillare che ha avvicinato e fatto scoprire anche ad un pubblico straniero le specialità, non solo culinarie, ma anche artistiche, del Tibet. Come è stato reso possibile tutto ciò? Grazie all’avvento di internet e specialmente dell’e-commerce.
Tante sono le storie di nuovi piccoli imprenditori che, lasciato il pubblico impiego, hanno deciso di aprire un negozio online specializzato in prodotti tradizionali tibetani. Il pioniere di questo nuovo trend fu Tibet Sonam Dorje Trade, uno dei primi nel suo genere a gestione tibetana e con base a Lhasa. Il portale fu uno dei primi ad essere stato accolto sulla piattaforma di Alibaba. Di lì la strada è stata tutta in ascesa e numerose altre realtà si sono accodate creando un vero unicum che per la rapidità di sviluppo sta affacciando gli addetti al settore.
Incoraggiati dal rapido sviluppo delle infrastrutture logistiche nella regione autonoma, molti tibetani hanno ritenuto che aprire un negozio online sarebbe stato anche un modo per far conoscere la tradizione tibetana al mondo esterno. Oggi numerosi store, oltre a consueti prodotti culinari, propongono oggettistica nepalese, tappeti, rosari e molto altro e prodotti che sono addirittura benedetti su commissione da maestri buddhisti. E gli affari si sono estesi ormai anche all’estero. Un vero successo per tutta l’economia dell’altopiano. Il pubblico di riferimento infatti non è saltato quella classe cinese sempre più ricca ed agiata, ma anche veri culture-lover che vivono oltre Muraglia.
Fuori dai confini tibetani è in corso una vera Tibet mania. In realtà l’Altopiano ha da sempre un fascino esotico incredibile, non solo per noi occidentali ma anche per chi vive in Estremo Oriente. La sacralità del Tibet esercita indubbiamente un notevole appeal sugli stranieri. Complice la visione idealizzata di cui gode il Tibet come ‘locus amoenus‘ di pace e purezza. Esattamente quel che sognano molti cinesi urbanizzati, stufi della vita caotica delle metropoli ipertrofiche che caratterizzano la Repubblica Popolare. Non è infatti un caso che l’anno scorso, nonostante la pandemia, il Tibet abbia ospitato oltre 30 milioni di turisti. Sicuramente lo sviluppo dell’industria turistica sta aiutando a migliorare le condizioni di vita della popolazione locale e lo sviluppo di un artigianato venduto poi nei canali e-commerce ha ridotto la distanza tra il Tibet ed il pubblico.
Come abbiamo detto, via web è possibile trovare di tutto. Dobbiamo tuttavia fare attenzione perché negli anni questo artigianato si è rivalutato a tal punto da raggiungere punte di eccellenza straordinarie con prezzi spropositati al pari di vere e proprie opere d’arte. Storico fu l’acquisto da parte del miliardario Liu Yiqian che ad Hong Kong ha sborsato 45 milioni di dollari per aggiudicarsi un thangka (arazzo tibetano in seta) commissionato oltre seicento anni fa da un imperatore Ming. Una cifra mai pagata prima per un pezzo cinese ad un‘asta internazionale. Senza arrivare a tanto, su Taobao, gli amanti dell’esotico possono trovare scatole da regalo in pelle di yak a 80 dollari e creme per il viso a base di radici di rosa tibetana. Ma anche i palati più esigenti possono essere soddisfatti. Nei ristoranti più alla moda e di alto profilo delle metropoli cinesi, è possibile infatti bere liquori tibetani da 140 dollari la bottiglia o mangiare la lingua di yak brasata, una vera leccornia tibetana; mentre Tibet 5100 ha già superato Evian e Perier al top delle acque minerali sul mercato cinese.