Se Carlo V disse che nel suo impero non “tramontava mai il sole”, ebbene al mondo esiste una città che si chiama “città del sole”. Incuriositi? Questa città altro non è che Lhasa, capitale dello Xizang. Questo curioso appellativo le venne attribuito proprio per la sua forte luce causata dall’altitudine della città stessa, che rende i cieli di Lhasa tra i più belli al mondo.
Eppure questa mistica città, cuore pulsante del buddhismo tibetano con il suo immenso Palazzo del Potala che da secoli scandisce le vite dei tibetani, ha una storia antica oltre 1300 anni, centro politico, economico e culturale dell’altopiano ed è suddivisa a sua volta in otto distretti (Chengguan, Dagze, Lhunzhub, Damxung, Nyemo, Quxu, Doilungdeqen e Maizhokungaar) ognuno con una particolarità e bellezza specifica. Molti turisti pensano che il Tibet sia solamente Lhasa, ma non è così.
AL CENTRO DEI COMMERCI
Il Tibet è da sempre considerata una delle aree più inaccessibili al mondo. Per quanto la sua particolare geografia unita alla potenza della natura, hanno reso molto difficoltoso l’accesso alla regione, ma nonostante tutto, questa regione è stato un importante crocevia commerciale. Prima dei moderni treni e aerei e ben prima che le carovane solcassero i caldi deserti del centro Asia, in queste alte montagne passava una strada che non solo univa la Cina al Tibet, ma al tempo stesso collegava il Paese di Mezzo con l’India e tutti i territori a lei circostanti. Stiamo parlando della “Via del tè e dei cavalli”, meglio nota come “Cha Ma Dao”.
Questo vero e proprio canale commerciale internazionale, aveva il suo punto di partenza nel cuore montano del Sichuan e, estendendosi a sud per oltre 3 mila chilometri, permise la nascita del commercio tra il subcontinente indiano e la Cina continentale. In questa cornice Lhasa funse da sempre come importante avamposto di riparo e ristoro, prima di affrontare il rischioso viaggio di attraversamento della catena dell’himalaya.
IL DISTRETTO DI GYANTSE: LA ROCCAFORTE INESPUGNABILE
Tra i luoghi più suggestivi dell’altopiano vi è Gyantse, una città tibetana sita ad oltre 4 mila metri di altitudine, ed è attraversata dalla “Friendship Highway”, che la collega direttamente con Kathmandu in Nepal. Posta storicamente lungo la rotta carovaniera verso il Bhutan e il Sikkim e centro del dominio inglese in Tibet nel primissimo novecento, Gyantse è dominata da un forte che le stesse truppe inglesi – arrivate qui nella metà del 1800 – consideravano tra le roccaforti più difficili da espugnare in Asia centrale.
Una delle attrazioni turistiche principali all’interno dei confini tibetani è il monastero di Tashi Lhunpo, sito a Shigatse, la seconda più grande città del Tibet. Fondato nel 1447 dal principale discepolo di Lama Tzong Khapa, Gendun Drub, successivamente riconosciuto in maniera retroattiva come primo Dalai Lama ed ora tumulato dentro il monastero.
IL TASHI LHUNPO
Tashi Lhunpo è considerato una delle sei maggiori istituzioni dell’Ordine Gelug, insieme a Drepung, Sera e Gaden a Lhasa, e al Kumbum e Labrang nell’Amdo (attuali province di Gansu e Qinghai). Inizialmente, però, non era un monastero importante; la sua popolarità crebbe dal momento in cui il quinto Dalai Lama proclamò il proprio maestro, che era l’abate di Tashi Lhunpo, come Panchen Lama ed emanazione del Buddha Amithaba.
Da quel momento Tashi Lhunpo divenne la sede tradizionale dei Panchen Lama e, per chi ci crede, una sorta di «paradiso in Terra» del Buddha Amithaba. La sua attuale fortuna come attrazione turistica dipende, oltre che dalla sua bellezza e maestosità, anche dal fatto che la Rivoluzione Culturale non lo ha danneggiato in maniera significativa. Nel 1791 venne parzialmente distrutto dai Gorkha nepalesi che invasero il Tibet, ma successivamente furono respinti dall’esercito imperiale cinese. Da allora Tashi Lhunpo venne ingrandito sempre più dai successivi Panchen Lama.