Etnologo, antropologo, geografo, esploratore, pittore, teosofo ricercatore dello spirito tra Veda e Buddha, diplomatico, esperto di occultismo: tutto questo è stato Nicholas Konstantinovic Roerich, meglio noto in Occidente come Nikolaj Roerich ( 9 ottobre 1874 – 13 dicembre 1947). La vita di quest’uomo è leggenda.
Figlio di un avvocato d’alto livello nella Russia zarista, Roerich proseguì gli studi giuridici per compiacere il padre, ma contemporaneamente si iscrisse anche all’accademia d’arte. E saranno proprio la storia e l’arte le muse che guideranno la vita di questo straordinario uomo di conoscenza. Nel 1898 gli fu assegnata una cattedra all’Istituto Imperiale Archeologico, mentre nei primi anni del secolo scorso, il professor Roerich dipingeva, organizzava scavi archeologici, studiava architettura, teneva conferenze e scriveva di arte e archeologia. Su invito dell’impresario Sergei Diaghilev, diventò membro della società Mondo dell’Arte di Pietroburgo e per qualche tempo ne fu anche presidente. Ma grandi cambiamenti erano all’orizzonte
L’INCONTRO CON IL BUDDHISMO E LA PARTENZA DALLA RUSSIA
Incombeva il 1917 e la Russia zarista era sconquassata dalla Rivoluzione Bolscevica. Il grande terrore instaurato nei primi anni della neonata Unione Sovietica, spinsero Roerich a lasciare la sua madrepatria. Prima tappa Finlandia ed infine Stati Uniti, su invito su invito del direttore dell’Art Institute of Chicago. Roerich era ormai un personaggio noto a livello internazionale. Aveva già eseguito più di 2500 dipinti e le sue opere, che raffigurano scene naturali, temi ispirati dalla storia e dalla religione,erano esposte in ogni angolo del mondo. In America viaggiò a lungo, espose i suoi lavori, frequentò i circoli migliori, tenne conferenze.
E furono proprio in questi anni che ebbe inizio la leggenda di Roerich come grande studioso del Buddhismo e del Tibet.
Il primo e fatidico incontro con il Buddha avvenne proprio nel 1920 a Londra allorquando conobbe i Maestri indiani Morya e Koot Hoomi. Il seme stava germogliando. Negli States fondò il Cor Ardens (Società Internazionale degli Artisti), il Master Institute of United Arts nel 1921 e il Corona Mundi (Centro Internazionale d’Arte) nel 1922. Ma l’Asia lo stava aspettando e proprio grazie ai fondi del governo americano nel 1923 Roerich intraprese la sua prima grande spedizione verso l’Asia. Obiettivo l’India, la culla del Buddhismo.
L’esperienza indiana fu piuttosto breve, ma intensa, tanto che nel 1924 Roerich aveva già in mente una nuova e ben più lunga missione in Asia. Il suo obiettivo era lo studio intenso del Buddhismo in Asia e tra il 1924 e il 1928 toccò il Sikkim, il Kashmir, Ladakh, la Cina (Xinjiang), l’Altai, la Mongolia ed infine il Tibet. La carovana al seguito era grandiosa. Le cronache citano una spedizione formata da circa 60 persone (formate per lo più da tibetani, chirghisi, ladakh; circa 100 cavalli da soma (oltre ai cavalli normali), sedici muli, sedici yak e arieti di montagna. Roerich percorse in totale 25.000 Km ed attraversò i passi di montagna più alti al mondo.
GLI INGLESI, L’ACCUSA DI SPIONAGGIO E L’ARRESTO
I cinesi erano attratti da un personaggio come Roerich. Ovunque andasse tutti erano sorpresi dalle sue profonde conoscenze sugli usi e costumi dell’Ex Celeste impero. Impressionante anche la sua conoscenza sull’esoterismo, tanto che in molti gli affibbiarono il nome di “iniziato”. Anche in Tibet, specialmente a Lhasa, Roerich si fece ben volere. Tuttavia la sua permanenza nella regione non fu affatto piacevole. All’epoca l’area, bisogna ricordare, era sotto il controllo inglese alle truppe di sua maestà non andò mai a genio la presenza di questo straniero, russo per giunta, ai confini tra un eremita ed asceta sul territorio tibetano.
Anzi, sospettavano che fosse una spia al soldo di Mosca tanto che venne arrestato. Spiegata la sua posizione, a Roerich gli fu intimato di lasciare Lhasa ed il Tibet. Il dolore dello studioso fu enorme, tanto che nelle sue memorie Roerich attaccò duramente il modo in cui la Gran Bretagna stava trattando il popolo tibetano e controllando l’intera regione.vTuttavia, nonostante la cacciata, questo permise a Roerich di esplorare più a fondo la regione esplorando zone di cui ci rimangono preziosi dipinti e cronache di viaggio.
GLI ULTIMI ANNI E LA SEPOLTURA SULL’HIMALAYA
Malgrado le enormi difficoltà, durante il viaggio Roerich realizzò 500 dipinti. Scrisse poi riguardo al viaggio: “L’Himalaya è una vera Mecca per uno scienziato”. Fu proprio nella regione del Ladakh che, visitando monasteri buddisti e parlando con la popolazione locale, raccolse nuove testimonianze sulla leggenda del passaggio di Gesù Cristo per quelle terre antiche, come già raccontato in degli studi di Nicolas Notovich nel 1887. Roerich ci ha lasciato moltissime opere, tra le quali Himalaya, Altai-Himalaya e Il Cuore dell’Asia. Immenso è stato il suo apporto allo studio del Buddhismo in toto come dottrina. I biografi hanno scritto molto sulla vita di Roerich, ma hanno trascurato quello che era il vero “motore” della sua ricerca: il lato spirituale.
Scomunicato dalla Chiesa Ortodossa cristiana russa, che descrisse come “fucina di menzogne e superstizione”, non è mai stato chiaro quale fosse il suo colore politico. A Lenin affibbiò il titolo gandhiano di Mahatma e per la sua Russia auspicava una trasformazione del paese da comunista a comunista-buddista di tipo siberiano tibetano. Un concetto che ancora oggi in pochi comprendono. Dagli insegnamenti di questo straordinario uomo di sapere, che tra le altre cose fu anche candidato al Nobel per la pace nel 1929, è nato sia il Patto per la Pace (in difesa dei beni culturali) che l’Agni Yoga, oggi diffuso nel mondo. Alla sua morte, le sue ceneri furono sepolte su un’altura di fronte alle vette himalayane che aveva tanto amato e magistralmente ritratto.