Tra le persone appassionate di Tibet tutti conoscono Milarepa. E’ considerato universalmente come il più grande yogi del Tibet. Pur essendo appartenente alla scuola Kagyu nell’inizio della sua diffusione in Tibet (e pur essendo anche abbastanza settario nei discorsi a lui attribuiti) la sua vita viene celebrata dai maestri e dai praticanti di tutte le scuole.
Grande mistico, il più grande tra gli asceti (il suo ascetismo era uno dei più estremi nel contesto del Buddhismo tibetano), e peraltro grande poeta, Milarepa è celebre tra i tibetani anche come supremo modello morale. Viene citato sempre come esempio che sta ad indicare il fatto che non è mai troppo tardi per pentirsi delle proprie colpe, cambiare comportamento e purificare i propri errori. Infatti, secondo la tradizione, Milarepa inizialmente era un mago nero ed uccise delle persone, ma nonostante ciò fu uno dei pochi praticanti che riuscì a raggiungere la Piena Illuminazione in una sola vita. Per questo, nella comune narrativa la lotta per il risveglio spirituale che fece Milarepa assume dei tratti di tipo eroico.
La genealogia dei primi maestri del lignaggio Kagyu mostra non solo il passaggio dell’insegnamento buddhista dall’India al Tibet, ma anche modalità molto diverse se non opposte di praticare la via spirituale. Tilopa e Naropa furono i capostipiti del lignaggio, abitavano in India ed il loro stile di vita era selvaggio e simile a quello dei sadhu indiani; Marpa il traduttore fu colui che portò gli insegnamenti in Tibet ed aveva, come anche i suoi discepoli, lo stile di vita di un comune laico padre di famiglia; Milarepa, il suo discepolo, al del suo maestro contrario era un asceta, praticando la via della rinuncia radicale al mondo; il discepolo principale di Milarepa, Gampopa, fu il primo monaco ed aveva pertanto lo stile di vita monastico (praticante del celibato quindi, ma senza rinunciare in modo estremo al mondo come Milarepa). Ciononostante, Gampopa non fu l’autore della biografia di Milarepa, che viene attribuita a Rechungpa, un altro dei suoi discepoli principali.
“Io sono Milarepa, grande nella fama, il discendente diretto di Saggezza e Memoria; tuttavia sono un uomo stanco, trascurato e nudo. Dalle mie labbra si manifesta un piccolo canto per tutta la Natura. Il bastone di ferro, che la mia mano tiene, mi guida nell’attraversare l’Oceano dell’Esistenza Condizionata. Maestro di Mente e Luce io sono, e nel mostrare prodigi e miracoli non dipendo da divinità mondane”. Questo è uno dei modi in cui Milarepa si è descritto, ed ora narreremo la sua storia.
Milarepa nacque nel Tibet occidentale come primogenito di una famiglia benestante. Il padre era un mercante e si chiamava Mila Sherab Gyaltsen, ed era talmente ricco da potersi costruire diverse case di pregio. All’età di quattro anni, la madre partorì una figlia femmina, e questi due figli vennero cresciuti nel lusso. I loro capelli erano ornati con gioielli di oro e turchese, ed erano l’invidia di tutta la comunità. Purtroppo, però, il padre di Milarepa morì prematuramente, lasciando la moglie ed i due figli piccoli. Milarepa aveva precisamente sette anni.
La morte del padre segnò il destino della famiglia di Milarepa e fu l’inizio della sua sventura. Quando era nel letto di morte afflitto dalla malattia, il padre di Milarepa dichiarò davanti alla famiglia e agli amici presenti le sue ultime volontà. In base a queste ultime, tutte le sue proprietà mobili ed immobili sarebbero dovute essere gestite dagli zii di Milarepa, fino a che questi non raggiungerà la maggiore età in cui potrà prenderne possesso.
Gli zii però, abusando delle volontà del padre, deprivarono la famiglia di Milarepa da tutti i diritti sulle loro proprietà; per di più, iniziarono a trattarli come schiavi; vennero forzati a lavorare nei campi dello zio, e vennero costretti a filare la lana per la zia. La pelle delle loro mani e piedi diventò dura e piena di vesciche. Il cibo che gli veniva dato era poco e schifoso, adatto solo ai cani, e così diventarono terribilmente emaciati. I loro capelli, una volta ornati d’oro e turchese, divennero duri, sporchi e infestati di pidocchi. Le persone che prima li adulavano cominciarono a trattarli male e a parlargli alle spalle.
Quando Milarepa giunse alla maggiore età la madre pretese di riacquisire le proprietà, ma non riuscì nell’intento, e gli zii non solo la picchiarono ma inventarono la menzogna che il padre di Milarepa non aveva nessun possedimento, e tutto ciò che aveva quando era in vita in realtà gli era stato prestato da loro.
Fu così che il cuore della madre di Milarepa si riempì di odio, e gli richiese di trovare un Guru di Magia Nera, imparare l’arte oscura e non ritornare a casa fino a che non sarà in grado di dare delle visibili dimostrazioni di potere. Se dovesse tornare senza essere in grado di fare ciò, la madre giurò che si sarebbe tolta la vita seduta stante.