GENDUM CHOPEL, IL POETA VISIONARIO

  • by Redazione
  • |
  • 25 Nov 2021
  • |

Visionario, artista, poeta, iconoclasta, filosofo, avventuriero, maestro delle arti , yogi tantrico, santo buddista. Questi sono alcuni dei termini che descrivono uno degli eroi della cultura moderna tibetana Gendun Chopel (1903-1951). La vita e gli scritti di questo saggio dell’Himalaya hanno segnato un punto di svolta chiave nella storia della letteratura Tibet, proiettando il Tetto del Mondo nella modernità del ventesimo secolo e rompendo ogni indugio con il passato la cui grandezza è stata ampiamente apprezzata in patria quanto all’estero.

Riconosciuto in Tibet come tulku, ovvero incarnazione di un maestro precedente, la vita di Gendum Chopel ha dello straordinario. Dal diventare un monaco e superare presto la conoscenza dei suoi insegnanti, ai suoi viaggi e scoperte in tutto il Tibet, l’India e lo Sri Lanka. Nella sua esposizione al mondo più ampio questo uomo di sapere ha unito la sua formazione filosofica, il virtuosismo artistico e l’esperienza meditativa, ispirando a sua volte un incredibile corpus di poesia, prosa e persino pittura. Considerato un vero outsider, tanto da inimicarsi lo stesso clero tibetano dell’epoca, e totalmente sconosciuto in Occidente, Gendum Chopel divenne una vera icona dopo la sua morte. Ma quale il motivo? A Spiegarcelo è stato lo studioso Donald Lopez, una “istituzione” quando parliamo di poesia moderna tibetana, il cui ultimo scritto, Gendun Chopel, Tibet’s Modern Visionary,  ci introduce anche ad altri scritti di questo straordinario insegnante e studioso combinando una biografia con generose selezioni dalle opere dello stesso poeta.

Dopo gli studi in Tibet, Gendun Chopel decise di intraprendere un vero pellegrinaggio interiore e della conoscenza a ritroso seguendo, come egli disse, i passi di Buddha. Ecco quindi che andò in Nepal ed India e questa decisione del viaggio ebbe un impatto enorme sul resto della sua vita. Nel corso delle sue peregrinazioni, non solo incontrò altri maestri e persone che lo influenzarono, ma scoprì altre religioni e altre forme di buddismo.Fu proprio in questi anni che Gendum scrisse The Madman’s Middle Way: Reflections on Reality of the Tibetan Monk Gendun Chophel Grains of Gold: Tales of a Cosmopolitan Pilgrimage, due delle sue raccolte di poesie più importanti.

UN UOMO CHE FLUTTUAVA TRA DUE MONDI E L’INTERESSE PER LE ALTRE RELIGIONI

A differenza di molti altri buddisti, Gendun Chopel ha acquisito una conoscenza enorme dell’induismo, del cristianesimo e dell’islam, e non ha avuto paura di esprimere le sue opinioni piuttosto negative, soprattutto su queste ultime due religioni. Gli indù, dice, amano “l’immensità“, e ci dicono che i re hanno governato per centinaia di anni, il che, per lui, è chiaramente una sciocchezza. I cristiani “raccontano grandi menzogne ​​sotto forma di accuratezza”, dando misurazioni per il Cielo e contando il numero degli angeli. L’Islam, che Gendun guarda con disprezzo e disgusto, in realtà ricompensa le persone che uccidono i non musulmani.

Sia i cristiani che i musulmani sono attaccati in egual misura per le loro storie sanguinose e la loro pratica di conversione forzata, che secondo Gendun Chopel derivano da quella che lui chiama la loro “fede cieca” nei loro libri sacri. Crede che questa propensione alla violenza sia causata dal fatto che “a differenza del buddismo, queste religioni hanno solo scritture (dgama); Solo il buddismo ha anche la ragione (yukti), che gli permette di raggiungere un equilibrio più sofisticato e filosofico nella sua visione del mondo, e che è essenzialmente non violenta”. 

Gendun Chopel, per sua stessa ammissione, non si è mai tropo adattato alle nozioni standard dei monaci buddisti tibetani, tanto che neanche lui si definiva completamente un monaco al termine dei suoi viaggi. Come ebbe modo di scrivere, questi furono l’opportunità per ampliare la sua prospettiva e lo hanno messo in contatto con altri modi di guardare il mondo, sia religiosi che laici. Come dice Lopez, “sembrava sempre fluttuare tra due mondi”, influenzato dalle persone e dalle filosofie con cui è entrato in contatto, ma, alla fine, “è rimasto un tibetano e un devoto buddista fino ai suoi ultimi giorni”.

UN PAZZO? L’EPISODIO DELLA SIGARETTA SULLA FRONTE DEL BUDDHA

Tuttavia, c’erano differenze tra Gendun Chopel e altri insegnanti buddisti o tulku; non ha mai avuto seguaci o mecenati, e non ha fondato una “scuola”. A volte sembrava quasi pazzo; a un certo punto ha soffiato il fumo di sigaretta su una foto della dea Tara, che venerava, e poi ha seguito questa azione recitando la sua preghiera. Spense un’altra sigaretta sulla fronte di una statua di Buddha e poi discusse con altri monaci sulla questione se il Buddha potesse provare dolore fisico. Allo stesso tempo, come fa notare Lopez più di una volta, anche Gendun Chopel era convenzionale in molti modi; lesse e affidò alla memoria molti importanti testi buddisti e “eccelleva in ciascuna delle tre attività tradizionali dello studioso tibetano”.

Mentre Gendun Chopel era conosciuto dall’establishment tibetano per la sua vasta cultura e le sue idee progressiste, fu poco apprezzato durante la sua vita. Anche e specialmente dal clero tibetano. Dimostrò che un maestro buddista poteva anche essere cosmopolita e, sebbene a volte “galleggiasse” a disagio, tornò sempre alle sue radici nel buddismo tibetano, che lo sostenne e lo fece superare molte difficoltà. Il paese che amava, quando morì, era in procinto di essere sussunto dai cinesi, e si trovò ingiustamente imprigionato dai suoi connazionali, che alla fine lo spezzò. Ha scritto in una poesia,

La nuda verità, terrificante da vedere,
Non deve essere coperto con le vesti dell’autoinganno.
Questo è il primo voto dello studioso.
Per favore, tienilo anche se ti costa la vita.

Lo ha fatto, e lo ha fatto.

Quando morì nel 1951 aveva solo quarantotto anni. Ma dalla sua morte, sopraggiunta a causa di abuso di alcolici, la sua eredità, fama e rilevanza nel panorama culturale tibetano e oltre hanno continuato a crescerne la fama. Si dimostrò un vero maestro, capace di portare su un nuovo livello, la letteratura tibetana.