La biblioteca del Palazzo del Potala è una delle più grandi in Tibet. Al supo eterno troviamo antichi manoscritti di preghiera, filosofia, trattati di medicina e molto altro. Alcuni di questi si mantengono ancora oggi in uno stato conservativo piuttosto buono e, nonostante la dovuta cautela, è possible consultarli.
Per altri la storia è pressoché diversa. Tra i manoscritti più antichi conservati tra le mura del possente Potala troviamo alcuni libri scritti su una superficie di carta ricavata da foglie di palma. Ebbene, per evitare il deteriorarsi nel tempo, le autorità cittadine, di comuni accordo con quelle religiose, hanno da poco avviato una uova fase di archiviazione digitale di questi manoscritti.
Un utile ed importante espediente e strumento, quello digitale, che se da una parte permetterà di conservare ancora a lungo gli antichi manoscritti, dall’altra renderà gli stessi consultabili a studiosi e letterati dato che entreranno in n database facilmente consultabile dentro e fuori i confini del Tibet. L’annuncio è arrivato definitivamente dall’Ufficio di Ricerca sui Reperti Culturali del Palazzo del Potala. Questo si farà carico di digitalizzare tutte le 29.380 foglie. Il Tibet non è nuovo a questi progetti, dato che un primo piano simile fu avviato già a maggio 2020 e dato il grande successo, si è deciso di replicare.
COME SONO FATTI I MANOSCRITTI IN FOGLIE?
Come indica il nome, i manoscritti di foglie di palma erano realizzati con foglie di palma essiccate. L’uso di tale materiale per la scrittura risale al V secolo a.C. e continuò fino al XIX secolo, quando le macchine da stampa sostituirono i manoscritti redatti a mano anche sull’Altopiano del ‘Tetto del Mondo’.
La collezione di manoscritti su foglie di palma del Palazzo del Potala copre un gran numero di soggetti buddisti. Gli sforzi per proteggere i manoscritti buddisti all’estero sono iniziati nel XX secolo, con la Cina che ha iniziato a raccogliere queste preziose reliquie culturali fin dagli anni ‘60. Il progetto pone un alto livello di difficoltà in quanto le lingue coinvolte coprono il Sanscrito, il Tibetano, il Cinese e perfino l’Inglese.
LE MINACCE A QUESTI TESORI
Le principali minacce a queste reliquie culturali sono rappresentate dal danno batterico e dalla muffa. Fortunatamente, il clima sull’altopiano tibetano, particolarmente secco, aiuta a mantenere bassa l’incidenza di tali aggressori. A partire dal 2019, i funzionari cinesi hanno disposto di investire un totale di 300 milioni di yuan (46,9 milioni di dollari) in 10 anni per realizzare il più grande progetto del Paese per proteggere i libri e i documenti antichi nel Palazzo del Potala.
Da quando il progetto è stato lanciato più di un anno fa, il team del progetto ha completato un’indagine sui materiali di produzione, la tecnologia, la protezione e il restauro di questi antichi manoscritti sia in Cina che all’estero.
Nel frattempo, sono state eseguite scansioni dei dati iperspettrali e acquisizioni di immagini digitali ad alta definizione. Nella fase successiva del progetto, il team completerà l’archiviazione digitale di tutti i manoscritti di foglie di palma e svolgerà il tradizionale lavoro di ricerca artigianale; tuttavia la parte più difficile sarà la pulizia dei manoscritti, che verrà eseguita con le metodologie che offrano, contemporaneamente, i migliori risultati possibili con il minore ‘impatto’ sui delicati supporti in questione.