In Tibet, o in numerose foto, non vi è mai parso di vedere affiancate a degli stupa oppure nel bel mezzo del nulla, dei cumuli di rocce con delle iscrizioni rosse o color oro? Ebbene, questi non sono dei comuni massi, ma delle vere e proprie preghiere. Stiamo parlando infatti della Pietra Mani. Ma andiamo con ordine.
La Pietra Mani, cosa è?
Ancora una volta, il Tibet ci sorprende per il suo profondo misticismo. La capacità dei tibetani di trovare una certa spiritualità anche in oggetti inanimati come le rocce, ci potrebbe sorprendere. Eppure queste pietre servono ad importanti scopi religiosi. Anzi, non vi è buddhista credente che non crei da solo queste pietre di preghiera. La cosa incredibile è che queste sono fabbricate non solo per se stessi, ma per tutti gli esseri senzienti. Si potrebbe dire che in qualche modo la pietra si trasforma in un veicolo di preghiera, come le ben più note “bandiere”, il cui vento porta nell’etere la benedizione di quest’ultime.
La Pietra Mani è una pietra, roccia o ciottolo, di forma generalmente appiattita, sulla quale sono iscritte sei sillabe mantra di Avalokiteshvara (Oṃ Maṇi Padme Hūṃ), come forma di preghiera nel Buddismo tibetano. Il termine Pietra Mani può essere anche usato in senso stretto per riferirsi alle pietre sulle quali ogni progetto mantra o devozionale (come ashtamangala) inscritto. Sono poste intenzionalmente lungo i lati della strada e i fiumi a formare tumuli, talvolta anche lungo i muri, come offerta agli spiriti del luogo (o genius loci). Creare e intaglaire le pietre mani come processo devozionale o intenzionale è un sadhana tradizionale di pietà allo yidam.
Tutte diverse tra loro
Di solito queste pietre sono scolpite per ottenere condizioni positive, come una lunga vita, salute e successo, e per superare le negatività e gli ostacoli per i defunti. Queste sono scolpite con sutra o mantra, o talvolta, nelle più grandi, immagini di divinità o di animali, ed una volta terminate vengono portate nei luoghi sacri (che potrebbe essere la riva di un lago, un tempio, uno stupa e così via) dove si accumulano in enormi pile che ora prendono il nome di Mani Pile.
Durante un tour del Tibet, è possibile vedere molti di questi “cumuli” di rocce. La particolarità? La loto eterogeneità. Queste possono essere grandi o piccole, poco importa, per non parlare del fatto che nella storia i tibetani hanno scolpito addirittura pareti intere di montagne. Dopo l’intaglio, le lettere sono spesso dipinte in cinque colori: rosso, blu, bianco, giallo e verde. I colori scelti sono prescritti dal mantra buddhista. Queste opere d’arte sono il linguaggio artistico della cultura tibetana, che ci fornisce materiali preziosi per approfondire la storia e la cultura originaria del Tibet.