Quando si parla di tradizione tibetana, purtroppo, è facile creare confusione. Pertanto oggi cercheremo di affrontare in questo breve articolo un argomento che, per quanto possa essere banale, è in realtà da sempre fonte di un acceso dibattito nella letteratura: il legame tra lignaggio e cappelli. Nella vecchia tibetologia era in uso suddividere le scuole sulla base del presunto colore dei loro cappelli o berretti.
Questo modo per classificare le scuole tibetane è, fortunatamente, sempre meno usato in quanto non adatto a descrivere la realtà dei fatti, ma c’è ancora chi lo usa per mancanza di conoscenza. Solitamente, gli appartenenti alla scuola Gelug vengono definiti Berretti Gialli, mentre le altre tre scuole (Nyingma, Kagyu, Sakya) vengono identificate nei Berretti Rossi, tranne a volte la scuola Kagyu che sarebbe rappresentata dai Berretti Neri.
In realtà, gli unici che possono essere veramente identificati dal colore del proprio Cappello Sacro sono i Gelug. Loro hanno scelto un colore, quello giallo, che corrisponde al colore tipico dell’identità monastica buddhista. Il motivo di questa scelta fu quello di dimostrare a tutti gli abitanti del Tibet di essere un ordine riformato. La scuola Gelug, infatti, nacque come un movimento di riforma che voleva portare i propri appartenenti ad una maggior rigidità nel seguire le norme di comportamento monastico, che per via della filosofia del Tantra in Tibet erano poco seguite dagli altri ordini.
Cosa dire invece delle altre scuole? Possedevano tutti dei copricapi di colore rosso? La risposta è no. Benché sia stata una tendenza diffusa da parte di alcuni ordini monastici della scuola Nyingma utilizzare in certi riti dei copricapi rosso, questi non possono essere rappresentativi delle altre tradizioni. Innanzitutto l’ordine monastico della scuola Nyingma non è l’unico Sangha di questa scuola: anche più importante infatti è il Sangha dei Ngakpa (praticanti che hanno ricevuto una ordinazione tantrica).
La scuola Kagyu come anche la scuola Sakya poi non hanno un copricapo identificativo. Facciamo l’esempio della sola scuola Karma Kagyu (la più importante tra le chiese Kagyu): il capo della scuola, il Karmapa, ha una Corona Nera, donatagli da un Imperatore Cinese e diventata simbolo della sua attività.
Questo ha portato alcuni a definire la scuola Kagyu come scuola dei Berretti Neri, ma ciò non possiede alcun senso considerato che il Karmapa era l’unico autorizzato ad indossarla. Gli altri alti esponenti del lignaggio indossavano una replica di questa corona, di colore rosso. Poi, sempre nella scuola Karma Kagyu, i grandi dignitari (Karmapa incluso) durante alcune cerimonie indossano un copricapo d’orato e ricamato, chiamato il Cappello di Gampopa. Ciascun Lama può anche utilizzare Berretti diversi in base al rito di celebrazione che stanno facendo, sulla base della simbologia del copricapo.
Inoltre, ciascun Lama di alto rango (sia nella scuola Kagyu che fuori di essa) può creare un particolare tipo di copricapo, unico ed identificativo della propria linea di reincarnazione, e quindi nel corso dei secoli sono sorti copricapi di ogni colore e fantasia.
Pertanto non è in alcun modo possibile identificare una scuola dal colore del Berretto (con la sola eccezione di quella Gelug), ma è possibile, in qualche raro caso, identificare dal loro copricapo una singola linea di maestri riconosciuti per reincarnazione (come è il caso della Corona Nera del Karmapa).