Tutti abbiamo sentito il termine “Dalai Lama”, ossia quel titolo onorifico con cui si indica un imminente personalità religiosa di alto lignaggio. Negli ultimi anni si è paragonata la figura del Dalai Lama alla massima guida spirituale del buddhismo tibetano, ma, per dovere di cronaca, dobbiamo dire ogni scuola buddhista ha il proprio “Dalai Lama”.
Le cronache storiche ci dicono con chiarezza che quando Gendun Cholpa e Gendun Gyamco morirono furono chiamati rispettivamente il primo e il secondo Dalai Lama. Questi furono, come abbiamo avuto modo di analizzare in presenza, anche i fondatori del sistema di reincarnazione connesso con questo titolo. Quando erano vivi, il termine “Dalai Lama” di fatto non esisteva. Come ha fatto quindi questa figura a diventare la guida spirituale dei tibetani? Oggi proviamo a fare chiarezza su questo e altri temi.
La vita di Gendun Cholpa
Gendun Cholpa nacque a Srad sul bacino del fiume Shabchu nella contea di Sagya nello Xigaze e la sua famiglia era molto povera e non possedeva né pascoli né terra. All’età di cinque anni aiutava altri a pascolare le pecore per sostenere la famiglia. Quando aveva sette anni, suo padre morì e sua madre andò da suo zio Qoigyi Xerab al monastero di Natang per chiedere aiuto.
Il ragazzo andava spesso al monastero di Natang per mendicare il cibo ed era già molto intelligente e un devoto buddista. L’abate Zhuba Xerab lo ordinò e lo aiutò ad apprendere gli insegnamenti buddisti, sanscriti e tibetani. Gendun Cholpa seguì il discepolo di Zongkapa Shes-rab-seng-ge e tornò con lui nell’area di Xigaze. Iniziò ad insegnare ai suoi discepoli e diffondere gli insegnamenti buddisti e gradualmente raggiunse la fama. Nel 1447 lasciò il monastero di Natang e ricostruì il monastero di Tashilhungpo con l’aiuto dei capi locali e ne servì come abate. Dopo più di 20 anni, il monastero di Tashilhungpo divenne il principale monastero della setta Gelug nella regione di Xigaze.
Il primo Dalai Lama. Nasce la teoria della reincarnazione dei Buddha
Dopo la morte di Gendun Cholpa l’8 dicembre 1474, fu chiesto a Shangba Qenbodi assumere il suo posto, ma insistette per decidere la questione mediante divinazione e sorteggio. Il risultato fu che Sangbo Zhaxi era più adatto a diventare abate del monastero di Tashilhungpo.
Gendun Cholpa diede le chiavi del monastero ai suoi predicatori prima di morire e nominò Shangba Qenbo come suo successore. Tuttavia, quest’ultimo rifiutò. Secondo le cronache del tempo alcuni discepoli cominciarono a supporre che l’eminente lama da poco deceduto si era reincarnato in un’altra persona. Stava guadagnando terreno quindi la teoria delle reincarnazioni dei Buddha viventi.
Toinyuba, un lama di Tanapu, disse ai predicatori del monastero di Tashilhungpo che Gendun Cholpa sarebbe rinato nell’area Han, nonostante il buddismo non fosse fiorente in quell’area. Eppure monaci e non solo individuarono in un giovane dal nome Gendun Gyamco la reincarnazione del primo Dalai Lama. Era il 4 giugno 1486 l’abate Lungri Gyamco lo ordinò alfredo buddhista e gli diede il nome di Gendun Gyamco.
La vita di Gendun Gyamco
Gendun Gyamco era un Buddha vivente reincarnato che studiò il buddismo al monastero di Tashilhungpo e si guadagnò una buona reputazione. Venne invitato nella zona di Lhasa da Qoigyi Moinlangbei, un monaco di Zhaibung, dove chiese l’intervento di Yeshe Zemo per eliminare i conflitti tra insegnanti e discepoli. Quando giunse a Lhasa nel 1501, fu ricevuto dall’abate del monastero di Zhaibung Gyangyang, Leba Qunjor. Ciò dimostrò la differenza di comportamento tra i due grandi monasteri della setta Gelug sulla questione se Gendun Gyamco fosse o meno la reincarnazione di Gendun Cholpa.
Le prime divisioni a Lhasa
Nonostante Gendun Gyamco giunse nella capitale tibetana con il titolo onorifico di Buddha vivente reincarnato, le alte sfere del clero locale non erano minimamente concordi nel riconoscere a Gendun Gyamco la giusta autorità. Anzi, alcune divisioni tra le diverse scuole erano ben percepibili tanto che le tensioni andavano a toccare non solo il clero, ma anche le famiglie nobili locali.
La famiglia Renbangba, seguaci della setta Gagyu, sostenne la setta Karma-Kagyu nella costruzione di due nuovi monasteri nella periferia orientale di Lhasa e prese con la forza il controllo dei monasteri di Zhaibung e Sera vicino a Lhasa. Dal 1498 in poi, il Renbangba ordinò persino ai monaci di non partecipare al Gran Consiglio di Lhasa, fondato e tenuto ogni anno dalla setta Gelug. Lo scopo del Renbangba era quello di allontanare la setta Gelug dalla sua posizione originale e dalla sede del suo leader per indebolirne il potere. Tuttavia la figura e l’arrivo di Gendun Gyamco, sconvolse i piani della nobile famiglia.
Gendun Gyamco giunse a Lhasa con un compito ben preciso: diffondere il buddhismo. Nel 1509 costruì il monastero Qoikegyi a Woka, sostenuto dai monasteri locali e dai leader del popolo. Fu invitato di nuovo al monastero di Tashilhungpo dall’abate Yeshe Zemo e da altri monaci e vi si stabilì di nuovo. Dopo più di trent’anni di competizione e selezione, il legame di reincarnazione tra maestro e discepolo venne finalmente riconosciuto da tutti, anche all’interno del monastero di Tashilhungpo. Ciò confermò l’identificazione di Gendun Gyamco come la reincarnazione di Gendun Cholpa.
Si diffonde il buddhismo
Nel 1501, Gendun Gyamco fu invitato dai leader religiosi e secolari della setta Gelug nell’area di Woka per predicare il buddismo nella contea di Samri, in Tibet. Divenne un noto monaco della setta Gelug e fondò il monastero di Qoikegyi nell’area di Woka. Su invito dell’abate Yexhe Tsemo tornò al monastero dove risiedeva.
Nel 1512 sostituì Yeshe Tzemo come abate del monastero di Tashilhungpo. Con ciò, il sistema di reincarnazione del Buddha vivente prevalse e venne accettato dai monaci del monastero di Tashilhungpo. Così, Gendun Gyamco fu riconosciuto come un’incarnazione di Gendun Cholpa. Tuttavia, durante la sua vita, Gendun Gyamco non servì come abate nel monastero di Tashilhungpo come il suo predecessore. Nel 1517 fu invitato a subentrare come abate del monastero di Zhaibung e supportato da Pagzhog, tenne il Gran Consiglio di Lhasa nel 1518, il primo mese del calendario lunare tibetano.
Arriva il terzo Dalai Lama
Con la promozione della posizione religiosa di Gendun Gyamco nella setta Gelug, il suo rapporto con il potere locale divenne sempre più stretto. Nel 1518, Ngawang Zhaxi Zhaba, il capo del gruppo Pagzhog a cui era stato conferito il titolo di Principe della Propagazione dalla dinastia Ming, affidò al nuovo Dalai Lama una residenza all’interno del monastero di Zhaibung, il cui nome fu cambiato in Palazzo Phodrang di Gandain quando vi si stabilì il 3° Dalai Lama Soinam Gyamco. Questo nome in seguito distinse il governo locale della setta Gelug in Tibet.
Questa villa\monastero gli fornì non solo una residenza speciale, ma anche terreni e residenti che appartenevano al suo sistema di reincarnazione dei Buddha viventi, oltre al suo gruppo preesistente di assistenti. Questo potrebbe essere definito un archetipo dell’organizzazione della setta Gelug. Così, Gendun Gyamco divenne un vero Buddha vivente nel senso della religione e della società moderne.
Dopo la sua morte nel 1542, fu naturale cercare la sua reincarnazione. C’erano divergenze e conflitti su quale sistema di reincarnazione dovesse essere adottato, ma le autorità secolari non intervennero perché si trattava di una questione religiosa. Successivamente, con lo sviluppo delle sette religiose e dei monasteri, i rispettati monaci regnanti trovarono più conveniente riconoscere un ragazzo molto giovane come la reincarnazione del loro maestro.