Cosa ci viene in mente quando parliamo del Tibet? Nella maggior parte di noi la sola evoca immagini di monaci, meditazioni, cime montuose, cieli blu, toghe rosse e molto altro. Ma in realtà, il Tibet è molto più di questo. Questo paradiso, noto come il Tetto del Mondo, una affascinante e mistica area di mondo, è da secoli un luogo considerato Nirvana per molti stranieri. Tuttavia c’è un animale che si erge a simbolo del Tibet: lo yak. Un animale straordinario, ma sconosciuto ai più. Ed oggi lo conosceremo più da vicino.
Perché gli yak tibetani possono lavorare in altopiano senza problemi?
Gli yak hanno tre volte più globuli rossi rispetto ai bovini normali. Ciò consente loro di vivere senza ostacoli sulle praterie ad alta quota del Tibet. La lunga e folta pelliccia isola i loro corpi dalle temperature invernali che possono arrivare a -30 gradi, se non di più. La maggior parte degli yak sono neri, spiegando perché la radiazione di calore dei corpi può fornire una mano superiore. Tuttavia, non è raro vedere quelli bianchi o grigi soprattutto sulle praterie dell’Amdo settentrionale (la moderna provincia del Qinghai). Una curiosità? Il numero di yak in Tibet è più grande della popolazione dei tibetani stessi. L’intero Tibet ha una popolazione di oltre 260 milioni di abitanti, mentre il numero di yak è superiore a 300 milioni.
Perché quindi gli yak tibetani sono così importanti per la vita quotidiana dei tibetani?
Considerati da sempre il “tesoro e il mezzo di spostamento principale” dai tibetani, lo yak è in grado di camminare su strade ripide e pericolose, scalare montagne innevate e attraversare paludi e fiumi e sono in grado di trasportare carichi pesanti, fino a 100-200 kg, per lunghe distanze.
Ecco perchè questi straordinari animali hanno da sempre svolto un ruolo significativo nella vita quotidiana dei tibetani. Gli abitanti del posto utilizzano il loro latte anche pert fare formaggio e burro che serve come ingrediente delizioso per il loro onnipresente tè al burro e per le offerte alle “lampade a burro” nei monasteri. Inoltre, anche il pelo dello yak viene comunemente usato per forgiare pregevoli vesti. Una volta raccolta la lana, questa è tessuta e cardata, mentre la pelle dello yak viene anch’essa utilizzata per creare i tipici stivali tibetani.
Dello yak non si butta niente. Neanche lo sterco! Questo viene infatti utilizzato come combustibile. Lasciato ad asciugare ed essiccare, questo è ancora presente nella maggior parte delle dimore tradizonali tibetane.