Attivo il Parco eolico e, in costruzione, quello fotovoltaico più alti del mondo
Il primo, nella Contea di Baxoi nella Prefettura di Qamdo – a oltre 5.300 metri di altitudine; il secondo, vicino alla “Città del Sole” Lhasa a circa 4.500 metri. Entrambi, quasi “rivoluzionari” se considerate l’altezza e le condizioni climatiche – dalle basse temperature e le forti radiazioni UV alle tempeste.
Il Parco eolico di Baxoi, operativo da questo 31 ottobre, ha 20 turbine in grado di generare complessivamente circa 220 milioni di kilowatt/ora di energia pulita all’anno, utili a coprire – e con soli 8-10 tecnici – i bisogni di più di 200mila persone. Riducendo al contempo le emissioni di CO2 di quasi 183mila tonnellate e risparmiando circa 73mila tonnellate di carbone standard all’anno. Un impianto che va ad aggiungersi a quello di Nagqu, a oltre 4.650 metri di altitudine e costruito in meno di un anno.
L’impianto fotovoltaico di Lhasa invece, che si prevede venga completato entro la fine del 2025, dovrebbe estendersi su circa 45 kilometri quadri e candidarsi, così, a diventare il maggiore al mondo sia come dimensioni, sia come altitudine. Ma anche il più eco friendly, essendo stato realizzato con tecnologie volte a garantire un impatto minimo sull’ecosistema circostante. Una volta completato, l’impianto dovrebbe generare circa 5.4 miliardi di kilowatt/ora all’anno, con un risparmio di carbone standard da 1.6 milioni di tonnellate metriche e una riduzione delle emissioni di 3.7 milioni di tonnellate.
Un impegno, quello nell’energia verde, iniziato negli anni ‘70 e che sta dando i suoi frutti laddove, a oggi, il 99% dell’elettricità prodotta nel Tibet è basato su fonti rinnovabili. Vento, Sole e acqua, decisamente abbondanti sull’Altopiano e che – grazie ai robusti investimenti fatti nella regione – si prendono cura dei bisogni energetici di 3.5 milioni di persone (1.7 nel 2012) e di questo mirabile ambiente.
Con una “saggezza” in più: quella di combinare gli elementi. Per esempio, l’idrico e il solare – anche per compensare gli alti costi del primo con i più bassi del secondo. Senza dimenticare le potenzialità del geotermico, sviluppato negli ultimi 20 anni e che oggi fornisce in calore l’equivalente di 3 milioni di tonnellate di carbone standard all’anno.