TIBET E CINA, SECOLI DI SCAMBI CULTURALI

  • by Redazione I
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  • 07 Lug 2024
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TIBET E CINA, SECOLI DI SCAMBI CULTURALI, Mirabile Tibet


Nelle nostre considerazioni sull’Arte tibetana, avevamo parlato delle tante influenze (visive e tecniche) presenti nella pittura o nell’architettura e del suo meraviglioso sincretismo. E avevamo parlato anche degli omaggi artistici che più di un sovrano – prima mongolo, poi cinese – invia ai monasteri tibetani e di alcuni rapporti tra maestri spirituali e massime espressioni dell’impero accanto entrati nella Storia. Ebbene, quindici preziosi manufatti sono esposti da inizio maggio al Norbulingka – già patrimonio dell’Umanità UNESCO – e ciascuno racconta una storia di scambio culturale. I manufatti sono stati selezionati e presentati da diverse istituzioni tra le quali il Palazzo Potala, Norbulingka, il Museo Xizang, il Monastero Drepung e il Tempio Ramoche.

Parliamo di oggetti come il baldacchino del thangka “La Grande Compassione Dharma Raja”, adornato con nuvole di buon auspicio e motivi cinesi di draghi, a dimostrazione della stima e dell’amicizia tra il governo centrale della dinastia Ming (1368-1644) e Shakya Yeshe, un monaco della scuola Gelug del Buddismo tibetano. “Il thangka è stato testimone delle interazioni e dell’integrazione tra il buddismo tibetano e il governo centrale”, ha affermato Selima, Direttore del Dipartimento dei manufatti culturali di Norbulingka.

L’oggetto più piccolo in mostra è uno stuzzicadenti d’oro rinvenuto in una tomba dell’Impero Tubo (618-842) nella contea di Damxung a Lhasa. Un lato del manico è decorato con l’immagine di un uccello di buon auspicio, con grandi ali e un lungo collo, proveniente dalle pianure centrali della Cina mentre l’altro lato raffigura un uccello dell’Asia occidentale.  Secondo He Wei, vice ricercatore presso l’Istituto regionale per la protezione delle reliquie culturali, “lo stuzzicadenti veniva prodotto nella Cina centrale durante la dinastia Tang (618-907) e poi portato nella regione come dono o tramite commercio”. Infatti, uno stuzzicadenti simile e dello stesso periodo è stato rinvenuto anche nel palazzo sotterraneo del Tempio Famen nella provincia dello Shaanxi.

Un altro manufatto è un sigillo in giada donato alla regione dal governo della dinastia Yuan – fondata, come ricordiamo, da Kublai Khan. E ripensandoci, anche la giada collega il Tibet con la Cina centrale. La sua popolarità si diffuse gradualmente durante la dinastia Yuan (1271-1368) con la pietra Yangzhi – una giada bianca, chiamata così per la sua somiglianza con il grasso di montone e che divenne molto popolare. Infatti, “ancora oggi, la parola tibetana per ‘giada’ è una traslitterazione della parola cinese ‘yangzhi’” – spiega Keru Pasang Norbu, vice curatore del Museo Xizang.

Ma non finisce qui: a Norbulingka è esposta anche una tradizionale bancarella del tè tibetana ricoperta di piccoli fori rotondi. I ricercatori non sapevano come venisse utilizzato finché non lo hanno collegato a una ciotola dal piede alto della dinastia Ming: una volta inseriti questi piedi nei fori di supporto, i recipienti possono essere spostati senza temere di rovesciarli. Secondo Keru Pasang Norbu, “i manufatti in mostra dimostrano che la nostra lunga storia e la nostra splendida cultura sono state create da tutti i gruppi etnici che vivono in questo vasto territorio”.