L’ARTE CONTEMPORANEA TIBETANA HA UNA NUOVA STELLA

  • by Redazione I
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  • 26 Lug 2024
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L’ARTE CONTEMPORANEA TIBETANA HA UNA NUOVA STELLA, Mirabile Tibet


Pioniere di una nuova estetica nella Storia dell’Arte tibetana nonostante la sua giovane età, Trinley Dechen riesce a rappresentare sia la contemporaneità, sia la tradizione. Attraverso lavori davvero unici e già all’attenzione degli spazi espositivi, anche fuori dall’Altopiano. Tanto da vedere, questo fine giugno, l’inaugurazione a Pechino di una retrospettiva dedicata, con dieci serie delle opere realizzate negli ultimi dieci anni.

La serie delle “Nuvole” – uno dei suoi primi lavori, con riferimenti ai mandala e alla simbologia Buddhista – ritrae il suo percorso spirituale. Quella dei “Villaggi himalayani”, con forme surrealiste e forti contrasti cromatici, prova a catturare l’essenza dei luoghi dell’infanzia. La serie invece dei “Paesaggi” si dedica alle montagne e alle acque sacre tibetane, quindi alla vitalità e alla bellezza dei luoghi natii. Così, la retrospettiva diventa il racconto di un decennio di esplorazione e scoperta del sé artistico, nel quale Trinley Dechen si allontana progressivamente dalle tradizionali pennellate e dallo stile figurativo dei thangka e dei murali tibetani a favore di un approccio più astratto. A olio, e lavorando da Shigatse.

L’ARTE CONTEMPORANEA TIBETANA HA UNA NUOVA STELLA, Mirabile Tibet


Laureato nel 2015 a Lhasa, presso il Collegio d’Arte dell’Università del Tibet, Trinley Dechen ha già all’attivo cinque mostre personali e dieci collettive. Peraltro, cominciate a Venezia – a soli tre anni dal diploma. Soprattutto, ha già uno stile sempre più riconoscibile e sempre più apprezzato. Per i suoi colori vibranti e per il suo diverso sguardo sui paesaggi, le architetture e i volti dell’Altopiano tibetano. Uno sguardo rispettoso e consapevole ma anche nuovo e vitale, che – man mano che diventa più astratto – aggiunge alle opere complessità e profondità.

Il tutto con una sorprendente vicinanza alla pittura di Emilio Tadini – come se, a distanza di anni e di chilometri, Trinley Dechen cercasse nella stessa direzione, da qualche parte tra l’Espressionismo astratto, il Surrealismo e la Pop Art. Rendendo leggermente curve le pareti delle case, stilizzando i volti e giocando con i colori dell’Arte himalayana, così forti e coraggiosi nelle loro combinazioni. In una maniera forse più “morbida” rispetto a Tadini ma con un occhio altrettanto penetrante, come per cogliere l’essenza dei volti e dei luoghi ritratti. Soprattutto, con qualcosa da raccontare – a cominciare dalla naturale ricerca di identità personale e artistica partendo da un’enorme eredità culturale.

Eredità che, in quanto all’Arte tibetana contemporanea, comincia negli anni ’20 con le opere del monaco-pittore al quale è intitolata la principale galleria d’arte di Lhasa – Gedun Choephel Artists’ Guild. E prosegue con Tsering Dorje, il primo a utilizzare la pittura a olio; Benpa Chungda (Benchung), che segna uno spartiacque tra la tradizione e l’innovazione e diventa docente alla Tibet University; Tsering Nyandak, uno dei più apprezzati in tutto il mondo; Tserang Dhondup, artista della costante ricerca personale; Gade, uno dei fondatori della galleria di Lhasa e che dipinge il passaggio del Tibet alla modernità; infine, Dedron – la più conosciuta pittrice tibetana. Tutti sicuramente tra i maestri di Trinley Dechen – giovane stella della quale ne sentiremo ancora parlare.