L’inizio del tradizionale Festival annuale è avvenuto questa domenica, 4 agosto, quando – al suono dei corni davanti al Monastero Sera – monaci e residenti hanno srotolato alle 8 del mattino un enorme thangka raffigurante Buddha Maitreya (Gyalwa Champa), simbolo dell’amore universale e incondizionato.
Centinaia le persone arrivate per l’occasione e tante quelle rimaste sveglie tutta la notte, per ultimare i preparativi o aspettare la cerimonia. L’edizione di quest’anno, che forse durerà anche più della tradizionale settimana, ospita spettacoli di Opera tibetana, mostre d’arte e concerti ma anche picnic, corse di cavalli e yak nonché un’importante fiera commerciale alla quale partecipano quasi 30 Paesi e regioni. Un evento per il quale i residenti indossano abiti nuovi e ospitano i parenti e gli amici arrivati da tutte le parti della Regione (compresi i ragazzini al loro primo Festival) che portano tante hada – le sciarpe cerimoniali, simbolo di purezza e rispetto – in omaggio all’immagine del Buddha. Senza dimenticare lo yogurt per i monaci che, in segno di ringraziamento, mettono in scena le musiche e danze tradizionali.
Infatti, lo Shoton – o Sho Dun, il “banchetto dello yogurt” – nasce nel XI secolo come celebrazione della fine del ritiro rituale dei monaci, per mesi dediti alla meditazione. Dopo il XVII secolo, diventa una festa popolare intessuta di momenti spirituali, dall’esposizione del thangka rituale di apertura (il secondo più importante dopo quello del Potala per il Capodanno tibetano) agli spettacoli dall’alba al tramonto di Opera tradizionale nel parco del Palazzo Norbulingka. Spettacoli che comprendono la satira e la parodia, anche di argomenti o rituali religiosi, come durante gli storici carnevali occidentali: un momento di sospensione delle differenze sociali o economiche, che tutti accoglie e unisce sotto il Cielo di Lhasa.