TIBET, DAL DESERTO ALLA FORESTA

  • by Redazione I
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  • 27 Ago 2024
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TIBET, DAL DESERTO ALLA FORESTA, Mirabile Tibet


Siamo nello Shigatse, zona una volta così arida da sembrare il Deserto del Gobi. Incluse le tempeste di sabbia, e dove andarci in macchina significava usare i fari anche di giorno. Ora, 2mila ettari e più sono coperti di alberi. Grazie anche alla città di Weifang, la Capitale mondiale degli aquiloni nella provincia cinese di Shandong, i cui esperti ambientali sono da più di due decenni impegnati nell’afforestazione della regione tibetana.

Un lavoro iniziato nel 2002 nella contea di Nanmulin (o Namling) e per niente facile, visti l’elevato tasso locale di evaporazione e l’aridità del suolo. Ma anche l’approccio della popolazione locale – abituata a piantare gli alberi senza prendersene, poi, cura e a usare le foglie per nutrire gli animali.

Con l’arrivo dei nuovi alberi a Nanmulin, famosa per gli utensili di argento e a circa 4mila metri sul livello del mare, questo approccio è cambiato. Così, esperti cinesi e popolazione tibetana hanno cominciato con la messa a dimora di alberi ai lati della strada lunga 40 chilometri che collega la città alla sponda Nord del fiume Yarlung. Acquisita un po’ di esperienza, nel 2014 hanno creato insieme una foresta sperimentale di pioppi, salici tibetani e olivelli spinosi – riuscendo a farla sopravvivere al 95%. E questo ha significato la formazione e l’assunzione di 60 agricoltori per l’irrigazione, la disinfezione e la potatura periodiche. Infine, grazie al ripristino del sistema ecologico, hanno sviluppato 270 ettari di colture di patate e verdura. Il che ha portato agli abitanti sicuramente più reddito ma soprattutto una diversa mentalità – tant’è che, oggi, a curare la foresta sono in 2mila.

Quelli dello Shigatse si aggiungono ai nuovi alberi di Lhasa, dove la piantumazione cominciata nel 2012 ha reso verdi le montagne intorno e dove, solo tra il 2022 e il 2023, ben 26mila ettari di terra arida sono stati restituiti alla vita. Un impegno al quale hanno partecipato milioni di persone, che oggi offre 4.300 posti di lavoro al giorno e che per molti abitanti è diventato una nuova professione a tempo pieno. Un impegno che prosegue, perché la nuova foresta, sopravvissuta al 92%, significa una migliore qualità dell’aria, una maggiore conservazione dell’acqua e del suolo e – tra flora e fauna – un ritrovato equilibrio ecologico per la Capitale spirituale del Tibet.