Siamo a 140 chilometri da Lhasa, nella Contea di Zhanang. Dove, una volta, voler raggiungere Samye – il primo monastero buddhista del Tibet – avrebbe significato affrontare un deserto. Fatto di sabbia, limo indurito del fiume Yarlung e dune migranti.
Un paesaggio che a malapena nutriva gli animali e che, oggi, risplende di verde e di vita. L’area più concentrata di sistemi fluviali dell’Altopiano. Metà sabbia e metà giardino, dove parte della zona arida è diventata sei anni fa un Parco – Zhanang Sand Dune Art Park – con una zona di conservazione ecologica, un museo di scienza e tecnologia e un cortile di piante native. E dove, oltre a un incredibile giro in fuoristrada tra laghi e deserto, sulla sabbia si fa surf oppure si passeggia a dorso di cammello, tra le antiche dune e la nuova “oasi” di vegetazione lussureggiante.
Un paesaggio che vale il viaggio, a strati di verde, di ocra, di blu e di bianco. Dagli alberi e le colture al cielo e la neve, in una valle tornata fertile e che ha come sfondo la Montagna Habu – “la vetta degli Dei”. Uno spettacolo da contemplare, nella stagione giusta, mangiando le ciliegie. A 3.500 metri sul mare, più grandi e più dolci, frutto del Sole e delle ritrovate cure degli uomini. Per poi andare a scoprire i mattoni rossi e le piastrelle bianche del Samye, costruito per volontà del secondo ‘Re del Dharma’ e la cui sala principale è una vera fusione degli stili cinese Han, indiano e tibetano. Il Monastero Zhatang (o Dratang), uno dei primi edifici tibetani, rinomato per i suoi murales di ispirazione indiana e cinese e la cui architettura segue il mandala del Buddhismo tantrico. Il Monastero Minzhulin, conosciuto come Mindrolling e famoso per gli studi di astronomia, medicina, calligrafia e retorica. Senza dimenticare la dimora storica di Langselin, con il suo giardino di peri, meli, noci e melograni ma anche peonie e rose cinesi molto rari sull’Altopiano.
Plasmare la Natura con la miglior Cultura. Ma anche il contrario, laddove la sostituzione della desertificazione con la vita ha significato un profondo cambio di atteggiamento da parte sia dei residenti, sia dei visitatori. Tutti chiamati a una diversa sensibilità, a Zhanang come in tutte le zone del Tibet e della Cina dove il giallo e l’ocra della sabbia stanno diventando sempre più piccoli e contornati di verde. Costringendo i geografi ad aggiornare la cartografia.
Dal deserto al giardino, cominciando dalle persone.