Una giovane artista nata nella provincia di Guizhou – la meno conosciuta della Cina, incastonata tra le più famose Yunnan, Sichuan e Guangxi – sta lasciando un segno di indelebile bellezza a Cha, uno dei villaggi di Lhasa.
Un percorso artistico che An Nianchu (questo il nome della giovane) e la sua squadra hanno cominciato nel 2022 dopo 6 anni di studio, inaugurando così una miscela di tradizione e modernità che sta donando un nuovo fascino al paesaggio rurale. E anche un percorso fortunato, per via della sintonia tra il suo desiderio di utilizzare l’arte per “vestire” i muri delle case e lo spirito del programma ‘Villaggi Bellissimi’ che dal 2018 sta interessando tutto il Tibet e tutta la Cina. E che prevede opere di ripristino ambientale e di recupero degli edifici storici, volte a un nuovo equilibrio tra la Cultura e la Natura del passato e del presente.
Il primo murale, teso a scoprire le reazioni degli abitanti, raffigurava una giovane nell’atto di offrire una tazza di tè al burro di yak. Una volta avuto un riscontro più che positivo, An e la sua squadra hanno proseguito per 2 mesi sui 2mila metri quadri a disposizione – mettendo insieme l’estetica “classica” e la propria individualità. Un aspetto, quest’ultimo, in controtendenza alla tradizione artistica locale, abituata a canoni estremamente precisi sia della rappresentazione, sia della realizzazione. Ma un aspetto presente in tutte le opere, pur diverse, degli artisti tibetani contemporanei: in parte, come percorso interiore e ricerca di identità; in parte, come liberazione e creazione di identità.
A distanza di molto tempo dai tradizionali thangka e murales nei monasteri, ancora oggi testimoni del magnifico sincretismo dell’Arte tibetana, un altro incontro tra l’estetica dell’entroterra cinese e quella dell’Altopiano. Piena di colori e persino di giochi ottici, quanto basta per desiderare di vederli tutti – e da vicino.