Nella Contea di Gyatsa, prefettura di Shannan, c’è un luogo molto speciale. Dove, alla confluenza di tre fiumi e in mezzo a tre montagne, si trova un monastero. E dove, presso un lago non lontano, i monaci anziani cercano una visione nata da una promessa. La visione è quella della prossima reincarnazione del Dalai Lama; la promessa – di proteggere questo lignaggio, la legge religiosa e morale, il Buddhismo e il Tibet. Fatta dall’unica figura femminile tra gli 8 Guardiani del Dharma, che prende questo impegno (offerto come seconda chance dal Buddha Sakyamuni) quasi come propria redenzione.
La storia di questa leggendaria Regina è, infatti, drammatica. E ha a che fare con la necessità di contrastare la malvagità del Re e di compiere azioni anche terribili per proteggere i praticanti del dharma – persino dal proprio figlio. Cresciuto dal padre nell’odio verso i Buddhisti e, dunque, addestrato a un futuro di sangue e di sterminio. Futuro che lei ferma, attraverso la morte della sua creatura: un gesto che pagherà con la rinascita all’Inferno, dal quale riuscirà a scappare. Pregando il Buddha per una ragione di vita e ricevendo, così, la sua nuova missione.
Infatti, il colore con il quale Palden Lhamo viene rappresentata è il Blu – simbolo del Cielo e dell’Universo, della verità e della vittoria dello Spirito. E anche della pace, nonostante in sella e con la spada, a protezione di una fede e di chi la pratichi dall’odio cieco e accecante. Una divinità apparentemente irata, come suggerito anche dal colore rosso dei capelli, ma che difende soltanto dalla discriminazione, al servizio dell’armonia tra fedi e persone.
Così, nel quindicesimo giorno del decimo mese di ogni anno (nel 2024, il 15 dicembre), la famosa Barkhor Street si riempie del profumo dei rami di ginepro bruciati e del suono delle preghiere. Mentre migliaia di donne tibetane vanno al Tempio Jokhang con vino d’orzo, frutta fresca e bastoncini d’incenso da accendere davanti alle immagini di Palden Lhampo e Songtsen Gampo, chiedendo la loro benedizione.
Nella Contea di Gyatsa invece, la presenza della guardiana è sentita tutto l’anno. Un po’ perché qui si trova il Lago sacro Lhamo La-tso, dove lei dona ai monaci la visione del prossimo Dalai Lama. E un po’ perché una delle tre montagne intorno al monastero – Shridevi – è proprio la residenza “blu” di questa grande protettrice. Un luogo di meditazione, visione e pellegrinaggio, dove riflettere sulla concordia tra gli uomini.