TERREMOTO NEL TIBET: BENI CULTURALI, I PRIMI RISCONTRI

  • by Redazione I
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  • 21 Gen 2025
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TERREMOTO NEL TIBET: BENI CULTURALI, I PRIMI RISCONTRI, Mirabile Tibet


Il sisma di questo 7 gennaio è avvenuto nella prefettura di Shigatse: culla della civiltà tibetana, dove a parte il primo monastero buddhista (Samye, costruito nel 788) si trova Tashilhunpo – conosciuto per la sua incredibile architettura, per i suoi murales, per la statua gigante del Buddha Maitreya e, soprattutto, per essere la sede del Panchen Lama. Il secondo luogo più sacro per la popolazione dell’Altopiano, fortunatamente rimasto illeso e da dove, nei giorni seguenti al terremoto, dal Panchen Lama e dai 900 monaci sono arrivate preghiere dedicate e una donazione in danaro per l’assistenza ai feriti e agli sfollati.

TERREMOTO NEL TIBET: BENI CULTURALI, I PRIMI RISCONTRI, Mirabile Tibet


Secondo la squadra di esperti inviata dal Dipartimento tibetano dei Beni culturali nelle contee più colpite – Sakya, Lhatse, Dinggye e Tingri – e il cui lavoro di verifica è ancora in corso, oltre a Tashilhunpo risultano illesi anche i monasteri Xialu o Shalu, famoso per i suoi murales, e Baiju. Mentre quello di Sakya (il più vicino all’epicentro, costruito nel 1073) registra lo spostamento di alcuni componenti e la fessurazione delle pareti: un danno contenuto e rimediabile, grazie agli interventi di restauro preventivo del 2019 che in questa drammatica occasione hanno protetto le porcellane bianche e blu della dinastia Yuan, la vasta collezione di scritture, i thangka e le statue buddhiste del maggior monastero della Scuola Sakya.

TERREMOTO NEL TIBET: BENI CULTURALI, I PRIMI RISCONTRI, Mirabile Tibet


Ma Shigatse ospita migliaia di templi e 19 monasteri, non tutti nelle stesse condizioni. Come, per esempio, Zongbu (i cui monaci e suore si sono salvati soltanto grazie al velocissimo arrivo dei soccorsi) e SangKar, . Cioè un tempio di oltre 400 anni e un monastero di oltre 500, entrambi ospitanti statue, thangka, murales e scritture di immenso valore storico e artistico. Ragione per la quale, oltre ad assistere spiritualmente la popolazione (purtroppo, funerali tradizionali compresi), i monaci e le suore senza bisogno di cure mediche si sono organizzati per proteggere gli artefatti. A cominciare dall’accesso a questi luoghi, per ora fortemente limitato per via dei deplorevoli tentativi di saccheggio avvenuti nei primi, caotici momenti. Tentativi che hanno riguardato oggetti ma anche immagini, prese da vloggers entrati di nascosto ed evidentemente interessati più alla propria visibilità che all’assistenza.

Tashilhunpo, Sakya e Shalu sono i principali luoghi dell’identità culturale nel Shigatse – come dicevamo, culla della civiltà tibetana. Testimoni del magnifico sincretismo dell’Arte dell’Altopiano (che ha mirabilmente unito visioni ed estetiche indiane, nepalesi e cinesi) e, al contempo, veri punti di riferimento per la vita quotidiana, con i suoi ritmi e orizzonti. Tant’è che, da secoli, molte famiglie mandano almeno un figlio a studiare nei monasteri – dove nei mandala, murales o thangka la Spiritualità s’intreccia con le conoscenze di Medicina o Botanica, i racconti dei protagonisti della Storia e l’artigianato artistico.

Un patrimonio unico e prezioso, da proteggere e preservare. Con rispetto verso il passato e responsabilità verso il futuro. In fondo, con amore.