ARTE E SIMBOLISMO BUDDHISTA

  • by Redazione
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  • 19 Giu 2017
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Nel recente post abbiamo introdotto la ricca e variegata simbologia tibetana. Riassumerla in poche parole sarebbe molto complicato, tuttavia oggi vi presentiamo i primi “quattro oggetti sacri” per eccellenza per i fedeli lamaisti. Stiamo parlando di oggetti quotidiani che con il trascorrere dei secoli, sono stati arricchiti da un forte significato simbolico, la cui spiegazione affascina ancora oggi. Ma andiamo nel concreto e scopriamo questi oggetti.

1. Il Parasole 

Il Parasole (in sanscrito chattra, in tibetano gdugs) è comunemente interpretato quale simbolo della dignità regale e rappresenta il potere spirituale. Derivato dall’arte indiana antica, viene rappresentato in diverse forme e varianti. Semplice o triplo, di seta gialla, bianca o anche multicolore, viene rappresentato aperto e abbastanza ampio da accogliere quattro o cinque persone. Otto nastri di seta multicolore o di un colore solo, ornati da frange, pendono dal bordo superiore.
Il significato simbolico del parasole deriva dalla possibilità che offre, in caso di maltempo o di sole eccessivo, di proteggersi, possibilità che da sempre è stata identificata come segno di ricchezza, propria delle classi sociali superiori. Per questo è divenuto simbolo del potere e della regalità. Gli alti dignitari religiosi tibetani erano dotati di parasole di seta, impreziositi con ornamenti di diverso tipo; frequentemente, le massime cariche del lamaismo utilizzavano un parasole ricamato con piume di pavone. Il parasole, in un senso più strettamente iconografico-spirituale, simboleggia anche la compassione e la sua protezione di tutti gli esseri senzienti dal dolore, dalle malattie, dai veleni mentali e dall’ignoranza. In definitiva, nel contesto degli otto simboli il parasole rappresenta il potere spirituale nel suo senso positivo; se affiancato ad altri emblemi quali, ad esempio, i Sette tesori del potere regale, questo simbolo vede il proprio significato trasposto dall’ambito mondano-temporale a quello spirituale, richiamando appunto concetti quali la protezione e la compassionevolezza.

2. I Pesci d’oro

I pesci d’oro (in sanscrito suvarnamatsya, in tibetano gser-nya) sono un simbolo religioso usato fin dai tempi più antichi. Originariamente in India si rappresentavano i fiumi sacri del Gange e dello Yamuna con dei pesci. I due pesci sono paralleli e si fronteggiano verticalmente o si incrociano lievemente, con le teste rivolte in differenti versioni verso l’alto o verso il basso. In Tibet i due pesci d’oro si trovano rappresentati unicamente insieme agli altri otto simboli e non hanno un significato specifico. Solitamente vengono riprodotti su recipienti d’argilla o su anfore. Furono adottati sia nel Buddhismo che nel Gianismo in virtù del loro carattere benaugurante. I pesci possono rappresentare il superamento di tutti gli ostacoli, la vittoria su tutte le sofferenze e il raggiungimento della liberazione, liberi nell’avere acquisito la consapevolezza della natura ultima, similmente ai pesci che nuotano liberi nell’acqua per loro propria natura.

3. Vaso della ricchezza

Nell’immagini tibetane il vaso della ricchezza (in sanscrito kalasa, in tibetano gter-chen-po’i bum-pa) è un recipiente tondo con il collo corto e stretto che poi si allarga formando un bordo decorato. L’apertura del vaso è chiusa con un grande gioiello che indica appunto che si tratta di un vaso della ricchezza. L’utilizzo di vasi di questo tipo risale fin dalle origini del Buddhismo e di altre religioni orientali, e simboleggia l’idea di ottenimento e soddisfazione dei desideri materiali.
Nel Buddismo tibetano si utilizzano vasi di forma diversa a seconda delle pratiche rituali, in modo particolare per i rituali tantrici. Il vaso della ricchezza simboleggia la realizzazione spirituale, la perfezione del Dharma, la longevità e la prosperità.

4. Fiore di loto

Questo è probabilmente uno dei simboli più noti tra i vari sistemi iconografici orientali, utilizzato soprattutto in Cina e Giappone ma anche in Tibet, benché questa pianta non cresca nella regione dello Xizang. Il loto, sempre secondo la tradizione asiatica, esprime altri significati profondi ed allo stesso tempo universali, come la crescita spirituale, la resurrezione, la consapevolezza della propria natura impermanente e della propria forza, nonché la capacità di non farsi contaminare dalle frivolezze di questo mondo. Proprio la purezza e la capacità di mantenersi intatti dalla corruzione e dal peccato rappresentano meglio ciò che questa pianta acquatica esprime attraverso il suo aspetto esteriore e le sue specifiche caratteristiche vegetali. Il loto, infatti, vive nelle zone stagnanti, con le radici ben salde ed ancorate alla paludi, eppure, nonostante questo, riesce a mantenersi pulito, facendo sbocciare fiori dalla bellezza inenarrabile e con petali e foglie che tendono a mantenersi puliti perché idrofobi, cioè capaci di respingere le particelle esterne trattenendo molecole di acqua. La veloce crescita dello stelo del loto, che emerge improvvisamente dallo stagno, rappresenta il dono dell’elevazione spirituale e della capacità di saper affrontare, con coraggio e coscienza, le difficoltà terrene rappresentante dal fango dove la pianta vive. La particolare caratteristica dei petali del loto, che si chiudono la sera per riaprirsi la mattina, rappresenta la forza vitale capace di rigenerarsi. Il loto è collegato anche alla resurrezione ed all’immortalità, per via della sua caratteristica di produrre semi anche dopo quattrocento anni. Ecco perché i faraoni egizi venivano rappresentati con accanto dei fiori di loto. Anche le antiche divinità indù vengono rappresentate sedute su grandi fiori di loto e con altrettanti fiori di loto in mano. Questo simbolismo è stato fortemente ripreso anche dal Buddismo.

Il fiore di loto (in sanscrito padme, in tibetano padma) non cresce tuttavia in Tibet, per questo viene disegnato in modo molto più semplice e stilizzato di quanto fatto nelle rappresentazioni d’arte indiana o giapponese. Il fatto che sia presente in Tibet sta indicare quanto il suo utilizzo iconografico sia strettamente simbolico e indichi purezza e bellezza. Uno tra i simboli tibetani più noti, simboleggia infatti la purezza in quanto, benché affondi le sue radici nel fango degli stagni, produce candidi fiori al di sopra dell’acqua. Rappresenta quindi la purezza, particolarmente quella spirituale, ed è per questo che spesso le immagini di Buddha e dei Bodhisattva vengono rappresentate sedute sopra un trono a forma di fiore di loto. La simmetria dei petali del fiore di loto, da otto a dodici petali, rappresenta l’ordine del cosmo e per questo viene utilizzata come modello a favore della realizzazione di mandala. L’immagine del loto viene utilizzata nella pratica di autoguarigione Ngalso per identificare e riequilibrare i cinque chakra.