I funghi sono creature molto affascinanti, e tra questi lo yartsa gunbu – il più famoso fungo del Tibet – ha caratteristiche e qualità uniche. La micoterapia, l’utilizzo dei funghi a scopo medicinale, si sta diffondendo negli ultimi anni anche in Occidente ma era ben conosciuta dalla medicina tradizionale cinese e tibetana.
Yartsa Gunbu significa letteralmente «erba estiva, verme invernale», anche se in realtà non è propriamente né un’erba né un verme. Chiamato scientificamente cordyceps sinensis, è costituito dal risultato della relazione parassitaria tra la larva di una falena del genere thitarodes ed un fungo parassita. Una spora del fungo parassita infatti germina nella larva sottoterra e si riproduce parassitando la larva. Quando la spora cresce si sviluppa anche la larva e spunta attraverso il suolo durante l’inverno. Allo spuntare della primavera la larva muore per il riscaldamento della temperatura e il fungo spunta dalla testa dell’animale. Infine quando esso matura produce altre spore che attraggono altre larve di falena.
Per quanto possa sembrare strano che un fungo così crudele abbia effetti così positivi per il corpo, la medicina tradizionale cinese e tibetana gli hanno attribuito proprietà quasi miracolose; si ritiene infatti che migliori la respirazione, il metabolismo, la chiarezza mentale ed è molto conosciuto come afrodisiaco. Nelle credenze popolari si pensa che tolga persino la cattiva fortuna. Secondo la medicina tradizionale cinese lo yartsa gunbu nutre il Qi, la nostra stessa energia vitale, ma il primo riferimento scritto a questo fungo proviene da un medico tibetano del 1400 (Zurkhar Namnyi Dorje) che nel testo «Istruzioni su una Miriade di Medicine» lo descrive come tonico sessuale. Alcuni lo definiscono il «viagra himalayano».
Il fungo e le sue proprietà medicinali iniziarono ad essere famose in Occidente nel 1993, quando durante i giochi nazionali cinesi di nuoto a Pechino vennero infranti tre record mondiali, e secondo l’allenatore delle atlete Ma Junren questo avvenne proprio grazie all’utilizzo di questo fungo medicinale. Da allora è cominciata una corsa all’acquisto dello yartsa gunbu tra i cinesi benestanti, corsa che ha aumentato a dismisura il prezzo del fungo modificando in positivo la stessa economia tibetana.
Negli anni settanta una libbra di questo fungo costava meno di due dollari ed aumentò a quasi 100 dollari negli anni ottanta. Oggi una libbra di yartsa gunbu di buona qualità può costare oltre i 40 mila dollari, superando per grammo il peso dell’oro. Diverse persone per acquistare lo yartsa gunbu spendono metà dei propri guadagni. Questo ha permesso ai tibetani di arricchirsi notevolmente, e ormai si stima che il 40% delle entrate della Regione Autonoma Tibetana derivano dalla vendita di questo fungo. Oltre all’allevamento degli animali, lo yartsa gunbu è diventato una fonte primaria e, spesso la sola, delle entrate dei pastori locali.
Purtroppo però questo ha provocato anche dei conflitti tra clan tibetani per il controllo del territorio dove questi crescono, conflitti particolarmente violenti nella regione che una volta corrispondeva al Kham. Non dimentichiamo infatti che il Tibet non è una Shangri-La.