VIAGGIARE NEL TIBET SIGNIFICA VIAGGIARE NELLA STORIA

  • by Redazione
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  • 31 Ott 2017
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Un viaggio nello Xizangm anche chiamato Tibet in occidente, è un volo interno nella nostra anima. Una regione dalla spiritualità profonda dove religione e vita quotidiana sono unite in un legame unico. Viaggiare in questa terra senza tenere a mente questo, non ci farà godere appieno le sue bellezze. Il Tibet, a causa delle scelte politiche, della tradizione monastica buddista e del particolare territorio, è una regione scarsamente industrializzata. La sua economia è dunque dominata dall’agricoltura di sussistenza (di riso, orzo, grano, frutta) e dall’allevamento (di yak, cavalli, capre, pecore). Lo yak in particolare rappresenta una delle maggiori fonti di sussistenza per le famiglie rurali in quanto viene utilizzato come forza motrice per il lavoro nei campi, per il latte e derivati ed, infine, per la carne. Dal sottosuolo, ricco di risorse minerarie, si estraggono invece carbone, uranio, oro e pietre preziose.
Gli ultimi anni hanno portato ad un’apertura al turismo, quasi esclusivamente interno, promosso anche dalle autorità cinesi. La linea ferroviaria inaugurata nel 2006, che unisce Lhasa alla città cinese di Golmud, nel Qinghai, potrà forse aiutare l’economia tibetana, attualmente in una situazione di relativa incertezza e povertà.
La cultura in Tibet (così come le mete turistiche) è legata in maniera indissolubile al Buddismo e al Lamaismo e tutta la sua arte è intrisa da questo spirito religioso, molto sentito e seguito dalla popolazione. Sicuramente gli elementi di maggiore fascino sono rappresentati dai templi e dai Monasteri Buddisti, che in passato erano delle vere e proprie città, come nel caso di Deprung, che contava al suo interno una popolazione di oltre 10.000 monaci. Costruiti in una posizione dominante e nei pressi di un corso d’acqua, i monasteri costituivano dunque un’unità religiosa sociale ed economica autonoma. Essi si trovano quindi non solo presso villaggi ma anche in posizioni isolate proprio in virtù di questa autosufficienza. Non sono costituiti da un singolo edificio, ma attorno al corpo centrale, costituito dal tempio, si trovano gli altri edifici posizionati in modo che il tetto a terrazza dell’uno serva da cortile per quello sovrastante. Il Governo cinese ha cercato di conservare i simboli tradizionali della cultura originale tibetana ristrutturando monasteri, sovvenzionando gli studi dei monaci e implementando le espressioni artistiche tibetane. Una forma d’arte tipica del Tibet è costituita dai thangka, il cui significato in lingua originale è “pittura eccellente”. L’aspetto di questi manufatti è quello di stendardi coloratissimi decorati secondo i canoni iconologici della tradizione buddista. Essi vengono dipinti su carta e poi cuciti su un supporto di tessuto ed esibiscono immagini di Divinità, grandi Maestri o scene di vita di Esseri Illuminati. Oltre ad essere un prodotto artistico di notevole valore, i thangka hanno la funzione liturgica di supportare i fedeli durante la meditazione e riflessione e, una volta consacrati da un Lama, divengono veri e propri oggetti di culto.