La geografia e il clima sono particolari sull’altipiano tibetano, il più alto al mondo dove le colline si estendono all’infinito circondate a nordovest, ovest e sud dalle maestose catene montuose del Kun Lun e dell’Himalaya, coronate dagli ottomila come Shisha Pangma, Cho Oyu, Chomolongma (Everest), Lhotse e Makalu, ma soprattutto dal sacro monte Kailash, nella catena dei monti Gandise, nell’ovest e dell’Amye Machen ad oriente del paese, il cosiddetto “tetto del mondo” o paese delle nevi” non per nulla. L’agricoltura a quell’altezza è di scarso rendimento, perciò l’economia è basata in massima parte sulla pastorizia.
Frutto di immani sconvolgimenti geologici che circa 100 milioni di anni fa diedero vita a due catene montuose di oltre 3000 km di lunghezza e di circa 9000 m di altezza, il Tibet è un altopiano orlato a nord dai monti Kunlun e a sud dal Karakorum e dall’Himalaya. Nel vasto altopiano tibetano si potrebbero riconoscere diverse regioni ma è essenziale la distinzione tra la parte centrale, arida e priva di deflusso al mare, e le parti periferiche più umide, interessate dal soffio del monsone. La parte centrale ha un’altitudine media che varia tra i 4600 e i 5000 m mentre nelle parti più esterne ed elevate i ghiacciai delle montagne scendono fino ai 5500 m. Dalla catena del Kailash, all’estremità occidentale del Paese, nascono i fiumi Gange, l’Indo, il Sutlej e il Tsangpo (Brahmaputra); lo Yangzi, il Salween e il Mekong nascono dalle catene montuose che si trovano nel Tibet sud orientale. I laghi salmastri, per lo più senza emissario, che si trovano sull’altopiano sono quanto rimane del mare di Teti che non trovò sbocchi quando la piattaforma tibetana cominciò ad innalzarsi. Molti di questi laghi sono considerati sacri come il Manosarowar, Nam Tso, il Yamdrok Tso e cosi via.
Secondo fonti governative, 144 spiecie di mammiferi, 473 volatili, 49 specie di rettili e 44 di anfibi e ben 61 specie di pesci vivono nella vasta regione del Tibet. Tra questi, si trovano molte specie endemiche ed altre a rischio d’estinzione, ad esempio il leopardo delle nevi, lo Yak selvatico, l’orso nero himalayano, il cervo muschiato, il panda gigante, il panda rosso, la scimmia dorata, la gru dal collo nero e il fagiano tibetano, questi due ultimi rigorosamente protetti. In particolare lo Yak sevatico è molto raro. Raggiunge facilmente una tonnelata di peso dal vivo e popola le regioni remote del Nordovest del Tibet, il Changtang. Poco risaputo, il Tibet possiede vaste foreste nel Sudest, conservando nonostante la deforestazione dei decenni passati, foreste millenarie. Grazie al Sud, si trovano quasi tutte le zone di vegetazioni, da quelle subtropicali fino a quelle alpine e un ricco patrimonio di erbe medicinali, molte utilizzate nella medicina tradizionale e, oltre duecento specie di funghi.
Il Tibet è ricco di risorse minerali. ci sono più di 90 tipi di minerali conosciuti, le cui riserve sono notevoli, ben 26 sono sfruttabili industrialmente, 11 di loro tra le prime cinque, come quantità di riserve in Cina. I minerali sono cromite, litio, rame, sale, soda naturale, potassio, oro ed altri. Il Tibet nel suo territorio Sud-orientale (incorporato maggiormente nel Sichuan e Yunnan) possiede immense foreste, che per decenni furono sfruttate senza badare alle conseguenze ecologiche. Solo negli ultimi anni si tenta di proteggere e riforestare vaste aree abbattute. Il Tibet ha un alto potenziale idro-elettrico, producendo ca. 200 milioni di kilowatt l’anno, circa il 15 per cento del totale nazionale e, stimato un potenziale che raggiungerebbe il 30% dal fabbisogno nazionale. Oltre all’energia idroelettricha, possiede un notevole potenziale di energia geotermica, solare ed eolica. La centrale geotermica più grande della Cina si trova a Yangbachen, a 140 km da Lhasa, ed anche una delle più grandi del mondo.