I monaci tibetani sono conosciuti per vivere incredibilmente a lungo e questo non ci sorprende più di tanto se consideriamo lo stato di pace in cui vivono e il paradiso incontaminato in cui vivono. E’ importante quindi anche analizzare qual è la loro dieta per comprendere come un corpo così in pace si nutra per avere alti livelli di coscienza ed energia per svolgere le attività quotidiane anche in avanzatissima età.
Bisogna subito dire che esistono tante diverse scuole di buddismo e quindi dire che i buddisti sono vegetariani o vegani non è esatto. Nella scuola Theravada infatti si afferma che il Buddha permetteva ai suoi discepoli di mangiare pollo, pesce, uova evitando però il bovino che era ritenuto sacro in India.
Quindi smontato subito questo preconcetto passiamo ad osservare la loro alimentazione. Le informazioni principali sono state tratte dal libro I cinque tibetani di Peter Kelder in cui oltre a descrivere la potente tecnica energetica dei 5 tibetani parla anche della loro dieta, dedicando un intero capitolo alle abitudini alimentari di un monastero sulle pendici dell’Himalaya. Un’altro testo è Fermented Foods and Beverages of the World va cura di Jyoti Prakash Tamang,Kasipathy Kailasapathy.
Se in occidente la teoria sulle combinazioni alimentari è recente e sempre più medici e terapisti la usano per guarire i loro pazienti come ne ho parlato nell’articolo sulla dieta per l’artrite, essa è parte integrante della saggezza dei monaci tibetani da migliaia di anni, che senza avere laboratori, scienziati o nutrizionisti hanno semplicemente ascoltato il loro corpo e i consigli dei loro maestri, hanno imparato come condurre una vita indirizzata al pieno potenziale di benessere spirituale, mentale e fisico
Non sorprende quindi che l’alimentazione dei monaci tibetani è davvero semplice, troppo semplice per noi abituati a mischiare tutto e consumare cibi ultra-elaborati. Non fanno uso di zucchero bianco, farine bianche, sale raffinato né di additivi, edulcoranti ed esaltatori di sapidità che sono in tutti i cibi del supermercato.
L’alimentazione dei monaci tibetani ruota attorno ai concetti di equilibrio e di armonia con la natura. Ecco perché si interessano anche delle varie fasi di preparazione degli alimenti, a partire dalla coltivazione. Ciò aumenta la consapevolezza del cibo come strumento per il sostentamento ed il benessere; percezione che invece si perde con l’abitudine di trovare gli alimenti pronti sugli scaffali del supermercato.
Per noi un pane è un pane, mentre per loro il pane deve essere fatto rispettando il flusso energetico della vita, facendo una lievitazione naturale lenta usando ingredienti ricchi e maturati al sole e non immagazzinati per anni e raffinati fino a perdere tutte le proprietà come accade da noi.
A tavola i monaci mangiano lentamente, dando importanza ad ogni momento del pasto, compresa la masticazione. La masticazione è davvero importante e secondo alcuni medici risolverebbe il 50% dei problemi di salute: ne ho parlato dei benefici nell’articolo 10 ragioni per masticare meglio il cibo. La dieta che hanno sviluppato nel corso del tempo li porta a consumare cibi integrali, in una alimentazione con poche proteine animali e in ogni caso, essi raccomandano di evitare la carne di maiale.
I grassi come il burro e olio fanno parte della loro dieta, ma mai in grandi quantità.
I saggi tibetani ne consumano in abbondanza, perché molto nutrienti, ma spesso si limitano solo al tuorlo. L’albume viene utilizzato da coloro che fanno sforzi fisici dato che serve soprattutto per i muscoli. E non sorprende infatti dato che si trovano integratori di proteine a base di albumina anche nei supermercati.
Le principali fonti di energia sono i carboidrati e le proteine, che però i monaci non assumono durante lo stesso pasto, perché preferiscono assumere una sola qualità di cibo alla volta. Ovvero seguono una dieta dissociata: proteine e carboidrati consumati in pasti diversi. I monaci tibetani, infatti, spiegano che la digestione degli amidi interferisce con quella delle proteine, e ciò può portare ad uno spreco di energia e a una diminuzione della qualità della vita. Queste considerazioni sono condivise in occidente da molti medici e nutrizionisti. Io sono anni che consumo carboidrati a pranzo (riso, miglio, pasta integrale di grano antico, patate) e proteine a cena (carne, uova, legumi), e magari talvolta invertendo l’ordine a seconda delle esigenze e del proprio corpo.
Sconsigliano il dolce a fine pasto. In ogni modo non usano lo zucchero ma il miele che viene visto perlopiù come una medicina molto energetica.
Concentrano i pasti nelle prime otto ore della giornata rispettando il ciclo circadiano di assimilazione-digestione-eliminazione. I più avanzati ricercatori stanno infatti ritornando a questa antica concezione come ho spiegato nell’articolo Ecco la dieta giusta per attivare la rigenerazione cellulare.
I monaci tibetani assumono più cibo al mattino e meno alla sera ovvero consigliano di scalare gradualmente lungo la giornata la quantità di cibo ingerito, di modo che l’ultimo pasto sia il più ridotto. Infatti a partire dal pomeriggio non ingeriscono più cibo solido.
Evitano i cibi troppo freddi e troppo piccanti perché causano stati infiammatori nel corpo e consumano molti cibi e bevande fermentate a base di riso, soia, thé, latte. Questo tipo di alimenti sono scomparsi nella nostra dieta ed eppure sono i più salutari dato che sono ricchi di probiotici, vitamine ed enzimi, ne ho parlato in dettaglio nell’articolo Perché dovremmo ricominciare a fermentare le verdure.
Infine bisogna notare i monaci tibetani meditano sempre prima di ogni pasto e questa è una pratica tanto semplice quanto potente. Il rilassarsi e focalizzarsi sul momento presente riduce drasticamente i livelli di stress, ci aiuta a mangiare lentamente e a masticare e migliora notevolmente il metabolismo.
Per finire nella loro saggezza senza tempo si riconosce che
Stare seduti a lungo danneggia i muscoli mentre stare molto tempo in piedi danneggia le ossa. Dormire troppo danneggia il Chi (flusso di energia), stare troppo svegli danneggia il sistema nervoso.