Entrerà in vigore questo 1° ottobre il nuovo regolamento per la protezione dei ghiacciai del Tibet, fondamentali per l’equilibrio ecologico della Regione ma anche per i Paesi asiatici nei quali scorrono i grandi fiumi nati qui. Parole-chiave: protezione e sicurezza. Anche grazie all’introduzione di un “sistema di responsabilità” più stringente, che andrà a sanzionare i comportamenti dannosi verso un ecosistema unico, mirabile ma anche molto fragile.
Parliamo del secondo grande strumento legislativo dopo la legge sulla conservazione ecologica dell’altopiano Qinghai-Tibet, emanata dalla Cina a settembre 2023. Uno strumento importante considerato che, negli ultimi 20 anni, la Regione ha visto dei cambiamenti drammatici come lo scioglimento accelerato dei ghiacciai e la rapida espansione dei laghi.
Ecco il perché delle tante azioni di monitoraggio e protezione finora, alcune delle quali raccontate anche su queste pagine. Ma anche la nuova spedizione scientifica di oltre 400 ricercatori, lanciata questo 18 agosto e che si concentrerà sul ghiacciaio Purog Kangri (il terzo più grande del mondo, in rapido scioglimento) e sui laghi Siling e Namtso – cioè il maggiore e il secondo più grande del Tibet, culle dei fiumi Yangtse, Nujiang e Yarlung.
Nel frattempo, in una Conferenza Stampa tenutasi a Lhasa sempre questo 18 agosto, la precedente squadra di ricerca ha svelato che l’ecosistema Qinghai-Tibet assorbe circa 120-140 milioni di tonnellate di diossido di carbonio all’anno. E che, nonostante l’emissione di 55 milioni, registra un surplus da più di 65 milioni. Non solo: i 1.4 milioni di chilometri quadrati di permafrost dell’altopiano contengono ben 37 miliardi di tonnellate di carbonio organico, cioè più del 60% del totale nella Regione.
Un deposito prezioso, da rafforzare con più praterie e più foreste. Soprattutto se, come confermato recentemente, il sistema Qinghai-Tibet sta diventando sempre più caldo e sempre più umido: l’attuale stoccaggio di acque di superficie in questa zona supera infatti i 10 trilioni di metri cubi – l’equivalente del volume dello Yangtse in 200 anni. E questo mentre, secondo gli esperti, per la fine del 21mo secolo alcune regioni potrebbero perdere più della metà della loro massa glaciale e vedere i loro laghi crescere di oltre 10 metri.
Più risorse idriche, certo, ma anche un rischio da non sottovalutare. Per le popolazioni e per la biodiversità, in una regione nella quale di recente, tra animali e piante sono state scoperte più di 3mila nuove specie e non poche finora considerate estinte. Evidentemente incoraggiate dagli interventi di protezione già messi in campo, che oggi restituiscono un Tibet con 47 riserve naturali e – tra foreste, praterie, laghi e fiumi – con una superficie “ecologicamente funzionante” aumentata a oltre 1 milione di chilometri quadri.