Come effetto del riscaldamento globale degli ultimi 200 anni, le piante di Abies spectabilis (abete dell’Himalaya) delle foreste tibetane e nepalesi si stiano espandendo ad altitudini più elevate e a un ritmo più rapido della Betula utilis (betulla dell’Himalaya). Un’accelerazione dunque degli abeti a scapito delle betulle, scoperta dai ricercatori dell’Institute of Tibetan Plateau Research dell’Accademia Cinese delle Scienze e pubblicata su Nature Plants. Utile a capire il possibile futuro dei boschi e gli effetti più probabili sui rispettivi ecosistemi, laddove le mutazioni nelle specie dominanti – in questo caso, da alberi decidui a conifere – possono influire sulla salute del suolo, la quantità di acqua nei terreni e la biodiversità.
Sembrerebbe banale ma comprendere l’impatto del cambiamento climatico sulla successione degli alberi oggi è fondamentale per prevedere le foreste di domani. Tant’è che la squadra di ricerca ha esaminato le strategie di adattamento e gli effetti di questa espansione degli abeti comparandole alle tendenze registrate nell’Himalaya centrale e arrivando alla conclusione che il riscaldamento globale stia seriamente condizionando la successione delle specie. Infatti, secondo la ricerca, negli ultimi 200 anni gli abeti hanno mostrato una crescita e un tasso di spostamento in salita più alto (11 centimetri all’anno) rispetto alle betulle (6 centimetri all’anno). Non solo: vista la forte competizione tra gli alberi giovani, ci si aspetta: in alcune zone finora dominate da cespugli, un certo aumento delle betulle e dei pini e, nelle foreste miste, una drastica riduzione delle betulle e una decisa avanzata degli abeti.
Per chi si chiedesse sul luogo scelto per la ricerca, parliamo della linea più alta degli alberi alpini – cioè, del limite superiore della distribuzione degli alberi, tra i 3.400-4.500 metri sul livello del mare. Fortemente condizionata dalle basse temperature, cosa che la rende particolarmente sensibile al cambiamento climatico e dunque utile a capire il futuro delle specie. Mentre il concetto di “successione” della vegetazione si riferisce o alla formazione e allo sviluppo su terreno nudo, o al processo di recupero nel lungo termine delle comunità vegetali. La teoria della successione è uno degli argomenti di ricerca principali nell’ecologia della vegetazione, che costituisce la base per prevedere le dinamiche nei diversi scenari climatici e guidare il ripristino degli ecosistemi degradati.
In base ai reperti fossili, la betulla è distribuita nella regione himalayana da 2,5-5 milioni di anni e, nelle foreste ad alta quota composte da una singola specie, l’età massima di questo albero può superare i 450 anni. Ma, mentre la betulla – sensibile all’umidità – è limitata come crescita e rigenerazione dallo stress idrico causato dal riscaldamento globale, gli abeti beneficiano di quest’ultimo, dimostrando una maggiore competitività. Pertanto, con il riscaldamento in corso, l’ascesa degli abeti continuerà ad accelerare e il declino della betulla porterà a una diminuzione della densità degli alberi. In caso di alte emissioni, potrebbe persino verificarsi un arretramento della linea degli alberi di betulla e la loro rapida sostituzione da parte degli abeti.