Siamo sull’altopiano Qinghai-Tibet, nel villaggio Xueshan ai piedi della sacra e innevata montagna Anyemaqen o Amnye Machen. La più grande nell’area sorgente del Fiume Giallo e con più di 40 ghiacciai, che però – circa 10 anni fa – hanno cominciato a sciogliersi e ritirarsi. Soprattutto tra maggio e ottobre.
Così, visti i danni delle valanghe di ghiaccio e le minacce alle terre e alle popolazioni, alcuni membri del villaggio hanno creato un’associazione di protezione ambientale che oggi conta 50 membri in maggioranza pastori. Una “guardia permanente”, che da 10 anni sorveglia i ghiacciai, monitora la vita selvatica e raccoglie i rifiuti, prendendo inoltre le misure del ritiro dei ghiacciai ogni 15 maggio e ogni 15 ottobre. Finora, “a mano”. Usando, cioè, come punto di partenza una grande pietra vicina all’estremità della lingua del ghiacciaio e – con un nastro – calcolando la distanza tra la pietra e il limite della neve. Per, poi, segnare sulla pietra data e misura del ritiro, portando le altre osservazioni agli esperti.
Un lavoro faticoso, soprattutto quando i percorsi sterrati sono coperti di neve e i pastori in pattugliamento rischiano di rimanere bloccati fino all’arrivo dei loro compagni. Un lavoro reso ancora più difficile dai turisti che – proprio nel momento peggiore, cioè d’estate – pretendono di attraversare i ghiacciai sui fuoristrada.
Ma un lavoro sacro, come la montagna. Simile a quello dei pastori-guardiani della municipalità di Maqu, nella città di Nagqu, dove l’acqua del ghiacciaio vicino in scioglimento forma Tuotuohe – cioè, la fonte del Fiume Azzurro (Yangtze). Vento e neve d’inverno, allagamenti e paludi d’estate nonché turisti da salvare dalle gite notturne in fuoristrada sui ghiacciai e da “educare” sui danni all’ambiente. Pattugliamenti dunque, sei volte al mese, per almeno 40 chilometri ogni volta. A pulire i fiumi dai rifiuti dei turisti, monitorare le zone umide e i ghiacciai, prevenire le attività inquinanti e proteggere l’ecologia dell’intera area – peraltro, parte della riserva naturale di Sanjiangyuan. Il premio? Veder tornare le antilopi tibetane, la cui rotta migratoria era stata interrotta dall’esondazione di un lago nel 2011.
Che il cambiamento climatico avesse raggiunto l’Altopiano tibetano, lo sapevamo. Che i ghiacciai fossero vitali, soprattutto nella regione “Torre dell’acqua”, anche. Non ci rimane che imparare a curare sempre meglio la Natura, nostra e degli altri. Come i pastori-guardiani dei ghiacciai dell’altopiano.