TIBET, LA “TORRE DELL’ACQUA”

  • by Redazione I
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  • 17 Mag 2024
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TIBET, LA “TORRE DELL’ACQUA”, Mirabile Tibet


Non solo laghi – più di millecinquecento, alcuni dei quali con una superficie di oltre cento chilometri quadrati: nell’altopiano tibetano si trovano le sorgenti di sei grandi fiumi. Cosa che lo rende il più importante serbatoio idrico di tutta l’Asia sud-orientale, fonte di vita per le popolazioni di almeno nove Paesi. Andiamo dunque a esplorarli un po’.

Yangtse, il Fiume Azzurro

Parliamo del corso d’acqua più lungo dell’Eurasia e che riguarda almeno un terzo della popolazione cinese. Sofferente per molti anni un grave inquinamento, lo Yangtse vede oggi diverse riserve naturali, una sezione inserita nel patrimonio UNESCO e il sostegno di una legge cinese del 2020. Quest’ultima a protezione della qualità dell’acqua e degli ecosistemi, che vieta il posizionamento nelle vicinanze di impianti chimici e industriali nonché la pesca nel fiume stesso, nei suoi affluenti e nei laghi che lo alimentano.

Il Fiume Giallo

Sesto per lunghezza nel mondo e secondo per la Cina, questo fiume è – purtroppo – famoso per le sue devastanti inondazioni generanti milioni di vittime, carestie ed epidemie. Che interessano ben sette province e due regioni autonome cinesi, tanto da vedere la costituzione di un organismo dedicato al monitoraggio, alla conservazione e al governo delle sue acque. Compreso, anche in questo caso, il divieto di pesca – per tutto l’anno o in determinati periodi – a protezione dell’ecosistema e delle decine di specie ittiche native o presenti soltanto qui.

L’Indo

Un fiume sacro per l’India, che dall’altrettanto sacra Montagna tibetana di Kailash scende nel Kashmir, passa dall’Afghanistan, scorre attraverso il Pakistan e sfocia nel Mar Arabico. Con tre particolarità: di essersi formato prima dell’Himalaya, di avere un delta di duecento chilometri e di trovarsi tra i pochi fiumi al mondo – compresi il Gange e il Brahmaputra – nei quali si verifica il “fenomeno delle maree” (in Inglese, “tidal bore”). Cioè, la formazione di onde controcorrente, che risalgono il fiume.

Il Gange

Secondo al mondo per portata e ancora più sacro pe la popolazione indiana, il Gange nasce nel ghiacciaio di Gangotri e nutre due Paesi: India e Bangladesh. Pertanto soffre di un livello di inquinamento da tempo insostenibile, anche in termini igienico-sanitari, dovuto ai rifiuti industriali, agli scavi minerari abusivi e ai comportamenti quotidiani o rituali del mezzo miliardo indiano di persone che vive sulle sue sponde – comprese Delhi e Calcutta. 

Il Brahmaputra

Dal ghiacciaio Angsi nelle vicinanze dei Monte Kailash, questo fiume attraversa la Cina e l’India prima di entrare nel Bangladesh, si unisce al Gange e sfocia nel Golfo del Bengala. Uguagliato come portata soltanto dal Rio delle Amazzoni e dal Fiume Azzurro, anche il Brahmaputra è insieme una benedizione e un problema – per via delle sue devastanti esondazioni, soprattutto in Bangladesh, e del suo altissimo livello di inquinamento.

Il Mekong

Infine, il più importante della regione – che tocca la Cina, il Myanmar, il Laos, la Tailandia, il Vietnam e la Cambogia. Settimo al mondo per lunghezza e “casa” della maggiore quantità al mondo di pesci molto grandi, il Mekong vede oggi tre aree protette: due in territorio cinese, nel Qinghai e nel Yunnan, e una in territorio cambogiano, con lo status di riserva UNESCO. Ciononostante, questo fiume è ancora tra i dieci al mondo attraverso i quali il novanta percento della plastica finisce negli oceani.

Sei fiumi dai quali dipende il quaranta per cento della popolazione mondiale. A ricordarci quanto sia vitale l’enorme investimento degli ultimi anni nella costruzione di una vera e propria “barriera ecologica”, a protezione del Tibet e dell’intera Asia meridionale.