IL CONTESTO
Nel mondo c’è sofferenza per l’alta disoccupazione, la sicurezza nel lavoro sta svanendo, le famiglie sono fatte a pezzi, esiste il timore per il futuro, le aziende si sono dovute confrontare con una sequela di suicidi e molti paesi del mondo occidentale sono i più forti consumatori di antidepressivi. Parallelamente, in Francia siamo testimoni del declino della più importante religione: le chiese si stanno svuotando.
In campagna spesso molte parrocchie condividono un solo sacerdote. La gente si sposa meno spesso, si confessa raramente e lascia miseri oboli sul piatto delle offerte e per i costi della parrocchia.
La fede è in crisi, le raccomandazioni del Vaticano vengono criticate e l’infallibilità del Papa respinta, mentre sempre più domande circondano i dogmi che un tempo facilitavano l’evangelizzazione. Il Paradiso sta diventando un concetto sempre più sfocato, dal momento che la gente non è più attratta dalla promessa che spendere il tempo nei luoghi di preghiera possa garantire all’anima una vita eterna.
IL NUOVO “DIO”
Quasi ogni ora, i media parlano del nuovo dio a cui tutti noi ci dovremmo genuflettere, nei templi dell’elettronica chiamati “borse” adornate da luci, adorando santi moderni dai nomi barbarici come il CAC 40, il Down Jones ed il NASDAQ.
Tuttavia il materialismo non è mai stato sufficiente a fornire una soddisfazione nella vita umana. Ognuno di noi accoglie dentro di sé alcune vestigia di spiritualità, o sogni, se preferiamo; la speranza di qualcosa d’intangibile e di benevolente. E la cosa trasporta. Quando il credo declina in un’area, eroso dalla storia di una Chiesa devota ai ricchi, agli eserciti e ai potenti, e colpevole di migliaia di crimini, noi lo cerchiamo altrove, in una religione che ci appare senza macchia, con nuovi riti, vestita delle virtù dell’amore per il prossimo, capace di conferire una calma insperata o addirittura di proteggere la nostra salute.
IL NUOVO BUDDISMO
La nuova religione parla con parole deliziosamente esotiche; i suoi monasteri, profumati da candele di burro di yak, sono affollati da sacerdoti in vesti color zafferano e costituiscono residenze per immensi Buddha che brillano nelle loro lamine dorate.
È una religione la cui Mecca è il “Tetto del Mondo”, una religione simbolizzata dal perpetuo sorriso pubblico intonacato urbi et orbi sulla faccia di un’icona vivente e girovaga, una specie di Cura dell’Orsacchiotto internazionale per adulti.
Visto in questa luce, è facile notare come il Buddismo del Dalai Lama possa vincere non solo sullo chic bohémien di Parigi o sulla frazione degli hippy (sebbene essi siano stati i primi a convertirsi attivamente), ma su chiunque cerchi un po’ di spiritualità, di felicità, o giusto qualcosa di nuovo. Il problema è che in questo caso le virtù intrinseche del Buddismo servono come un paravento per uomini le cui priorità sono la loro carne ed il loro sangue, i loro appetiti e le loro ambizioni, e la loro nostalgia per il potere perduto e per un’epoca di stagnante avversità che essi romanticizzano.
RELIGIONE O FILOSOFIA?
Il Buddismo senza una divinità rivelata non risulta meglio descritto come un creatore di parole, una filosofia, o un credo spirituale? Questa semplice domanda può sollevare stormi di polemiche. Il Dalai Lama, che è la prova vivente dell’immortalità dell’anima, non può cominciare come chiunque altro. È la reincarnazione di sé stesso (e può apparentemente provarlo già all’età di quattro anni), e questo giustifica la sua pretesa di guida spirituale e temporale su di un vasto territorio i cui abitanti appartengono al suo gregge. Essi lo chiamano anche Sua Santità, si prostrano davanti a lui come altri fanno davanti al Papa e venerano le effigi dei suoi predecessori (le sue sono vietate in Cina), accanto a quelle dei Buddha, in templi dove le candele ardono di fronte agli altari. Con monasteri, una liturgia, monaci, venerazione, testi sacri, canti, atti di devozione, ruote della preghiera, bandiere della preghiera e la promessa di una vita dopo la morte, il Buddismo può certamente apparire come una religione.
Offre anche una filosofia ed un set di strumenti di «auto-aiuto» per i profani. In ogni caso, se il Buddismo è solo una filosofia, è oggi l’unica nel mondo a vestirsi di tali ornamenti, a richiedere così tanti rituali e a riconoscere un capo che intenda guidare in suo nome un vasto territorio che metta al bando tutte le altre filosofie, e persino i suoi stessi seguaci, se essi deviano anche di un solo centimetro.