CANTI TANTRICI E LEGGENDE: L’ANIMA DEL TIBET

  • by Redazione
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  • 03 Ago 2017
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Vi proponiamo oggi alcuni estratti di fiabe, racconti tradizionali, inni tantrici che , di fatto, sono l’anima letteraria del Tibet:

Dicono che qui, nelle montagne dell’Himalaya, vi sia il mitico regno di Shamballa, la terra degli illuminati, e dicono che esista veramente e che per accedervi si debba trovare un passaggio che é simultaneamente dentro e fuori di noi, nel nostro corpo e tra questi monti, i più alti del mondo. Forse la chiave per trovare Shamballa è nei testi che parlano del Tibet mistico, è nei canti dei poeti, degli eremiti, degli yogin tantrici che vissero e meditarono in questi luoghi: Guru Rimpoche e la sua sposa Yeche Tsogyel, la Danzatrice del Cielo, la poetessa Ma gcig Labrong, il magico Naropa e il suo mitico maestro Tilopa, e i loro diretti discepoli: Marpa e il poeta eremita Milarepa.

Nello Yoga tantrico, lo yoga esoterico che ha impregnato di sé questi luoghi, poesia e misticismo sono le vie verso l’uomo. Non esiste il concetto di inconscio, ma l’inconscio è rappresentato dalle terre inesplorate, dai luoghi remoti. Macrocosmo e microcosmo, dentro e fuori coincidono e tutte le cose, sia le forme del corpo umano che i monti, gli organi e i torrenti, sono il frutto del potere visionario della coscienza umana. Qui, dove l’inconscio dell’uomo è la terra stessa, la mistica Ma gcig esprime questo invito:

“Si vada errando senza sosta,tra lande desolate e luoghi di ritiro.
Si stia come lo spazio, privo di dubbi e paure.
Senza dubbi e paure nell’immensità”.

E le fanno eco le parole della Danzatrice del Cielo:

“Il mondo è un’idea, è ciò che pensiamo, e non ha sostanza. Non c’è motivo di abbattimento, non siate depressi, amici; abbiate coraggio. Il mio corpo danza nel cielo e con destrezza si muove nella materia. Viaggiando ovunque, non ho trovato nulla che in definitiva sia reale. Voi, non riconoscendomi, mi considerate un’entità esterna. Ma quando mi riconoscerete.sbattendo le ali con una forza nascosta, superando persino i venti taglienti, potrete giungere a qualunque destinazione”.

E le parole che il maestro Marpa disse al discepolo Milarepa:

“Vai a vagare nei deserti di neve, nella solitudine degli aridi monti e sprofondati nella contemplazione”.

Le montagne impervie dell’Himalaya paiono difendere la saggezza antica. Mentre, molto lontano, nel mondo, nascono e muoiono teorie dell’inconscio, qui l’intuizione originaria, simbolicamente rappresentata dalla magica terra di Shamballa, sembra essere difesa da un guerriero invincibile: l’Everest che, con la sua vetta unisce terra e cielo e tutti gli opposti.

Qui nasce spontaneo il bisogno di liberarsi dal conosciuto. È bello viaggiare in questi luoghi ricordando il testo di un’antica meditazione dello yoga tantrico e, camminando, sussurrare a se stessi le magiche parole della libertà dall’ipnotismo dell’oggetto:

Questo corpo è un’apparizione magica, è il riflesso della luna sull’acqua, è un’ombra senza carne né ossa, un miraggio che muta momento per momento, un sogno che la mente proietta, un’eco, un fantasma senza entità. Questo corpo è una nuvola che cambia forma continuamente, un arcobaleno bello e vivido, ma senza sostanza, un lampo che rapidamente appare e svanisce. Questo corpo è una bolla che si forma e scoppia all’improvviso, è un riflesso in uno specchio che si manifesta vividamente ma è privo di sostanzialità”.

Ecco altri versi della Danzatrice del Cielo:

Se restate in una condizione libera da depressione, torpore e offuscamento mentale, con la presenza non distratta di uno stato calmo, concentrati con una stabile attenzione, in una condizione di imperturbabile rilassamento, allora, qualunque attività compiate, praticate la meditazione…Io frequento il mio cuore, vasto e profondo come foreste e luoghi remoti. Come quella di un leone, è tale la nobiltà della mia postura che, anche nel sonno più profondo, nessun pericolo osa avvicinarmi”.