Scultura e pittura sono i due aspetti più importanti dell’arte tibetana. L’arte tibetana non è altro che una manifestazione del sentimento e potere religioso, cosa non inusuale nelle teocrazie. A questo proposito la letteratura è unanime nel ritenere che l’arte nacque nel Tibet solo quando si diffuse la religione. Per questo, le statue, sia in metallo o in pietra, gli altorilievi, i bassorilievi e i dipinti si ispirano sempre a soggetti religiosi. I più riprodotti sono senz’altro Buddha (raffigurato da numerosissime opere d’arte) le divinità tutelari delle persone e gli dei protettori della religione (rappresentati da orride figure in atteggiamenti spaventosi). Anche l’architettura dello Xizang è stata al servizio della religione. Infatti le migliori opere architettoniche del Tibet sono templi, santuari, monasteri che nel tempo hanno assunto il ruolo di vere fortezze. Con uno sguardo più critico, salvo rare eccezioni, non si può però dire che vi siano edifici di particolare valore artistico. Da dove deriva quindi la loro singolare bellezza e fascino? La loro originalità deriva sia dall’ambiente naturale in cui sono costruite. Luoghi isolati e difficilmente accessibili, sommità di massicci montuosi, versanti scoscesi di montagne erano le zone preferite dove fondare un monastero. Altra peculiarità risiede nel fatto che la loro massa imponente, che risulta da un insieme di costruzioni addossate le une alle altre, all’occhio del viaggiatore inesperto sembra formare un unico, maestoso complesso. Caratteristiche comuni alla pittura, alla scultura e all’architettura tibetane sono lo splendore e la varietà dei colori.