Il sale rosa dell’Himalaya è estremamente popolare ai giorni d’oggi. La più alta qualità di questo bene viene estratto proprio in Tibet, ed il suo prezzo a volte è addirittura il doppio dell’oro! Il motivo? L’estrema rarità del minerale, viene estratto solo in una specifica zona ad est della regione e la difficoltà, nonché pericolosità di estrazione, ne giustifica l’alto prezzo. Eppure ancora oggi vi sono miniere di sale, come quella in foto, che estraggono il sale in maniera tradizionale poiché è decisamente impossibile arrivarci con i macchinari moderni.
Sulle sponde del Lancang, una donna, rivolta verso il suolo e completamente piegata, raschia un sottile strato di cristalli bianchi in una griglia di campi umidi. Le “particelle” che Tashi Lhamo raccoglie sono sale che viene raccolto ancora lo raccoglie con antichi metodi che hanno mantenuto la loro magia nel corso dei secoli.Per più di mille anni persone come Tashi Lhamo, che vivono in un villaggio della contea di Mangkam, nella regione autonoma del Tibet, hanno fatto del sale la loro fortuna.
Una tradizione antica secoli mai passata di moda
Questo luogo era in antichità un punto importante dell’antica “Via dei Cavalli e del Tè”, la secolare rotta commerciale che collegava il Tibet con le province limitrofe dello Yunnan e del Sichuan. Il reticolo di piccoli stagni umidi delle saline si estende per diverse centinaia di metri su entrambi i lati del fiume, creando una scena simile a un terrazzo nella profonda valle. La gente del posto segue un metodo tradizionale di raccolta del sale che richiede la perforazione di pozzi di sale vicino al fiume, l’installazione di saline con tronchi e fango, il trasferimento della salamoia dai pozzi di sale alle padelle e l’evaporazione del liquido raccolto sotto il sole fino alla cristallizzazione.
La ventottenne Tashi Lhamo non è solo una produttrice di sale, ma anche una “influencer” sui social media. La giovane ha infatti raccolto l’interesse dei netizen nei sui post dove descrive il processo di raccolta del sale. In uno di questi ha addirittura paragonato la raccolta del sale all’applicazione del trucco, poiché ogni fase del processo di raccolta di questo “oro bianco” necessita di estrema precisione e meticolosità. La cristallizzazione del sale può richiedere anche una settimana a marzo e aprile, quando le condizioni meteorologiche e di luce sono ideali, e ad eccezione della stagione delle piogge in luglio e agosto, le saline qui possono produrre sale tutto l’anno, secondo Tashi Lhamo.
Il villaggio ha più di 2.700 saline, secondo Gesum Donden, un funzionario locale del villaggio, che aggiunge che ogni ‘padella’ può produrre circa 500 kg di sale all’anno. “Queste saline sono la nostra ricchezza naturale”, ha detto, sottolineando che i guadagni dalla vendita del sale sono la principale fonte di reddito per gli abitanti del villaggio.
E-commerce e tradizione
Tra i prodotti più venduti tra i canali e-commerce e social commerce di Tashi Lhamo, vi è un sale il cui colore è bianco, con nette sfumature rosa-pesca. La particolarità? Viene raccolto solo tra marzo ed aprile. Il prodotto è chiamato “sale ai fiori di pesco” per la sua stagione di raccolta, poiché i fiori di pesco sono splendenti proprio in quel periodo. Internet la aiuta a vendere il suo sale di fiori di pesco fatto a mano in diversi luoghi della Cina, fino alla regione autonoma della Mongolia interna della Cina settentrionale.
Il sale stimola anche la vendita di altri prodotti agricoli, come il vino rosso e il pepe selvatico, ha detto Tashi Lhamo. La diffusione del sale contribuisce alla popolarità del paese come attrazione turistica, che oggi riceve decine di migliaia di visitatori ogni anno. Doje, un uomo fisicamente disabile che risiede nel villaggio, ha beneficiato della fiorente industria del turismo.
Gestendo un negozio di alimentari, con l’aiuto di un programma di riduzione della povertà guidato dal Governo, la sua famiglia è finalmente scrollata di dosso l’indigenza nel 2017 quando il loro reddito annuo era cresciuto a circa 27.600 yuan (circa 4.128 dollari USA) nel 2019 da circa 12.700 yuan nel 2016. “La vita è decisamente migliore di prima”, ha detto Doje, aggiungendo che entrambi i suoi due figli hanno la possibilità di studiare nelle università delle grandi città.
“Non dobbiamo più preoccuparci di cibo, vestiti o alloggi sicuri”, dichiara Gesum Donden, aggiungendo che il reddito medio annuo delle famiglie del villaggio ha raggiunto circa 46.000 yuan. “Le casse più piene consentono anche alla gente del posto di avere maggiori aspettative per la loro qualità di vita”, aggiunge. Losang Dawa, ventenne, è tornato al villaggio da Lhasa e ora lavora come guida turistica nella pittoresca regione delle saline, con uno stipendio mensile di 3.000 yuan. “Mi piaceva vivere nelle grandi città, ma ora, ogni volta che partivo da qui, mi ritrovavo a desiderare di tornare”.