Si sa, paese che vai, usanza che trovi! Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un vero revival del Tibet nei salotti internazionali. Un fascino in realtà mai tramontato dato l’appeal che questa esotica quanto remote ed affascinante regione ha nel pubblico occidentale. Eppure in gran parte bisogna anche ringraziare le recenti politiche che hanno cercato di promuovere il Tibet oltre i suoi confini. Basti pensare alle mostre dei Thangka a Tokyo, alla fashion week di Shanghai (dove per la prima volta hanno sfilato dei designer tibetani) oppure ai diversi festival culturali teatrali dove il Tibet ha cercato di portare in scena la sua tradizione artistica. Per non parlare dell’e-commerce che ha portato i prodotti tibetani, persino culinari, ovunque nel mondo.
Il tutto è nato da una vera strategia di comunicazione che ha di fatto “brandizzato” il Tibet. Potere della globalizzazione si dirà, e ciò potrà far storcere il naso ai più puristi, ma indubbiamente è stato un processo che ha portato i suoi frutti. Da una parte vi è stata una riscoperta autentica e genuina della cultura tibetana dia parte dei tibetani stessi. E non stiamo parlando di chi vive all’interno dei confini del Tibet, bensì di quelle minoranze etniche tibetane che per secoli hanno vissuto nella “mainland” cinese tra Gansu, Qinghai, Sichuan o Yunnan. Dall’altra si è registrato un genuino rilancio economico delle aree più rurali.
IL POTERE DEL LIVESTREAMING
Ogni stagione, lo spettacolo teatrale della “Principessa Wencheng” generalmente in scena a Lhasa si conferma come una delle attrattive culturali maggiormente popolari. Assistere all’epico dramma tradizionale è diventato un punto fermo nella lista delle “cose da fare” per molti turisti in Tibet, sia Cinesi che non. Purtroppo lo scoppio della pandemia di Covid-19 ha interrotto gli spettacoli dal vivo, ma anche qui il digitale ha dato i suoi fritti. Le ultime rappresentazioni trasmesse in livestreaming sono state seguite persino in Australia e Brasile! Non male per un luogo noto come il Regno eremita. Questa opera teatrale dedicata all’incontro e alla fusione tra le culture cinese e tibetana è anche un esempio riuscito di branding del “patrimonio culturale immateriale più” applicato arti performative. Anzi, sono state proprio le dirette live che hanno dato quell’impulso in più. Dall’opera classica tibetana alle danze Xuan o Gorchom, decine di elementi che da secoli sono il perno della cultura tibeta hanno avuto una seconda vita.
NON SOLO POTALA, IL TIBET E’ PRONTO A PROMUOVERE SE STESSO
Cultura e turismo sono profondamente integrati, e l’esperienza culturale dei turisti è migliorata ed il web è diventato quello strumento per veicolare a più persone possibile il potente messaggio culturale del Tibet. All’inizio di dicembre, il Tibet ha annunciato un primo pacchetto di misure per coniugare al meglio offerta turistica e culturale, abbracciando così anche il settore turistico nella salvaguardia e promozione della cultura locale. Le risorse del patrimonio immateriale del Tibet portano un flusso costante di ispirazione per lo sviluppo di prodotti culturali e creativi. Secondo il Capo dell’Ufficio di Gestione del Palazzo del Potala, esso ha sviluppato più di 400 tipi di prodotti culturali e creativi, tra cui thangka (pittura tradizionale su supporto di tessuto -NdT-), porcellane, prodotti in metalli preziosi, incenso tibetano, ecc., tutti “portatori” di un ricco patrimonio culturale immateriale.Un processo che ha visto la partecipazione anche di giovani designer come Liu Jing. Noto per i suoi gioielli, Liu Jing ha preso spunto dalla antica arte dell’incisione creando così un prodotto creativo ed innovativo che coniuga tradizione ed modernità. Ha detto: “Certo, il patrimonio culturale può anche essere alla moda e suscitare l’interesse dei giovani”.