Dopo la sapienza e l’arte dei mandala, torniamo a un altro pezzo importante della Spiritualità tibetana: i simboli ben augurali, spesso raffigurati proprio in quellidi sabbia. Che non hanno bisogno di trovarsi l’uno accanto all’altro o nella stessa stanza ma che, se tutti, potranno illuminare il cammino, nostro e delle persone intorno a noi.
I Pesci d’Oro ci ricordano di nuotare nell’oceano della vita senza paura. Anzi: con gioia, ancora meglio se insieme. Un concetto, quest’ultimo, evocato anche dal Nodo Infinito – che ci chiama a collaborare e sostenerci a vicenda, unendo la conoscenza alla compassione. Perché in questo Universo, dal mondo dell’infinitamente piccolo a quello dell’infinitamente grande, tutte le energie sono connesse.
Il Vaso dei Grandi Tesori richiama il successo nei tre Regni dell’esistenza (desiderio, forma e senza-forma) e la conseguente pace come liberazione dal ciclo vitale (samsara). Percorso che passa necessariamente per il Fiore di Loto e la liberazione dagli errori – cioè, dalle non-virtù del corpo, della mente e della parola – quindi dall’apertura dei petali della purezza e della bellezza interiore nonostante tutto, come quella di una ninfea generosamente fiorita nella palude. Ma anche per la Conchiglia, che evoca il dolce suono dell’oceano nel quale si nuota e dunque il richiamo a una diversa coscienza da acquisire, al servizio di se stessi e degli altri. Il tutto, sotto il segno della Ruota del Dharma, cioè del continuo divenire: il ciclo della continua nascita, morte e – si auspica – rinascita nel senso di rinnovamento o rigenerazione sul sentiero della liberazione dall’attaccamento (passioni e desideri inclusi), dell’amore incondizionato e dell’armonia del sé nel e con il mondo. Un concetto che, anche se rappresentato con il cerchio della ruota (si racconta, messa in moto dal Buddha) in realtà e una spirale. Ascendente – di lavoro su se stessi, di passaggio dunque dall’Ego alla Coscienza e di ingresso o di ritorno nel grande fiume dell’Universo.
L’Ombrello o Il Parasole parla di protezione dalle tracce di energie negative. Sia nel presente (per esempio, dalle malattie), sia nella vita futura, incluse pertanto le influenze di persone che non ci sono più. In altre parole, una protezione dalla sofferenza – temporanea o a lungo termine che sia, anche quando inconsapevolmente e inintenzionalmente trasmessa. Infine, il Vessillo: la vittoria su tutti gli ostacoli esterni e interiori, compresi dunque gli errori e le (auto)illusioni.
Nel guardare tutti questi simboli, diventa difficile non pensare ai messaggi centrali di altre grandi filosofie e religioni, anche se espressi o raffigurati diversamente. Come diventa difficile non ricordare il Siddharta di Hesse, “l’eterno ritorno” di Eliade o le geometrie della vita dalle galassie al nostro DNA. Che dicano tutti la stessa cosa?