Dolcetto o scherzetto? Certo, il Tibet non è la patria di Halloween, ma allora perché una volta l’anno monaci buddhisti indossano bianche maschere scheletriche festeggiando i morti? Mentre il mondo anglosassone si prepara alla festa, divenuta di moda anche in altri paesi, sorge spontanea la seguente domanda: in Tibet, ma in generale in tutte le altre regioni che professano il Buddhismo, esiste una festa simile ad Halloween o Ognissanti cristiano? La risposta è sì. Partiamo dal principio
HALLOWEEN, LE ORIGINI
Sappiamo che la storia di Halloween risale a tempi remoti. Alcuni studiosi hanno individuato le origini dell’attuale festa di Halloween nella festa celtica di Semhain, che coincide con il capodanno celtico. I Celti, come altri popoli antichi, misuravano il tempo in base alle stagioni e ai cicli del raccolto, così che Semhain era la festa che segnava la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno e allo stesso tempo l’ultimo raccolto prima dell’inizio della stagione fredda, l’occasione in cui si mettevano da parte le provviste per superare il freddo inverno nordico.
Per questo motivo Semhain era la festa più importante per i celti e rappresentava un momento di passaggio, fuori dal tempo. Da questo deriva il carattere mortuario della festa, che ritroveremo nel moderno Halloween: in questo momento di mezzo infatti i Celti credevano che la parete che divide il regno dei morti da quello dei vivi si assottigliasse e che i due mondi potessero entrare in comunicazione: i morti potevano tornare nel mondo dei vivi ed entrare in contatto con essi. Per questo motivo la festa di Semhain era anche un momento per onorare i morti. I Romani più tardi fecero coincidere la festa di Semhain con la loro festa dei morti, che aveva luogo in maggio, mentre più avanti i cristiani istituiranno la festa dei morti il 2 novembre, il giorno dopo di Ognissanti. Di lì Halloween avrà sempre un forte legame con il mondo dell’ aldilà. Ma torniamo adesso in Tibet.
VITA, MORTE E RESURREZIONE: I “FANTASMI AFFAMATI” BUDDHISTI
Anche qui, esistono festività assai simili dove morte, vita, fantasmi, spiriti e demoni la fanno da padrone. Come nel caso di Halloween le ricorrenze che si festeggiano oggi sono il frutto di secoli di contaminazione le cui radici affondano nell’India induista, nella autoctona religione Bon, financo al cinese Taoismo ed infine, ed ovviamente, al Buddhismo. Insomma, un bel “mix” che ha prodotto un unicum culturale veramente interessante.
Come con qualsiasi altra cultura, la nascita e la morte in Tibet sono due fasi della vita a cui viene attribuita molta importanza, cui vengono associati tutta una serie di rituali e filosofie. Come detto, queste sono direttamente correlato alla cultura buddista e animista locale. I tibetani, così come ogni buddhista, credono fortemente al concetto di reincarnazione e che la vita esista anche dopo la morte. Come spiegare quindi il ruolo dei fantasmi e degli spiriti?
Il “fantasma affamato”, egui in cinese, è un concetto ancestrale che ritroviamo nel buddHismo, ma che deriva in larga parte dal toaismo. Il termine non deve essere confuso con il termine generico per “fantasma” o “dannazione”, cioè lo spirito residuo di un antenato defunto, ma rappresenta piuttosto quelle entità che sono guidate da intensi bisogni emotivi, quasi animaleschi, e dal connotato ovviamente negativo.
L’IMPORTANZA DEL KARMA E DELLE NOSTRE AZIONI
La comprensione generale è che tutte le persone, una volta trapassate, diventino degli spiriti che alla fine scompariranno piano piano per essere nuovamente reincarnati. Tuttavia in casi eccezionali, nel caso di morti violente o infelici, questi spiriti non solo non trovano la pace neanche da morti, ma possono trasformarsi in veri demoni. Il buddhismo tibetano, come il taoismo cinese, condivide l’idea che gli spiriti maligni possano emergere anche da altre concause.
Una prima è dall’abbandono, ma la più importante è come questi, da vivi, abbiano seguito la via del karma. Secondo il Hua-yen Sutra, le “azioni malvagie faranno rinascere un’anima in uno dei sei diversi regni. Il grado più alto di cattive azioni farà rinascere un’anima come abitante dell’inferno, un grado inferiore di malvagità farà rinascere un’anima come animale e il grado più basso farà rinascere un’anima come un fantasma affamato”. Secondo la tradizione, le azioni malvagie che portano alla nascita di un fantasma affamato sono l’uccisione, il furto e la cattiva condotta sessuale. Desiderio, avidità, rabbia e ignoranza sono tutti fattori che fanno rinascere un’anima come uno spirito maligno perché sono motivi per cui le persone compiono azioni malvagie.
Nel Buddismo tibetano, i fantasmi affamati hanno il loro regno raffigurato sul Bhavacakra e sono rappresentati come una “lacrima” o in forma umana con lo stomaco gonfio e il collo troppo sottile da poter ingurgitare del cibo, tanto che la sola azione di mangiare, come dicono i testi sacri, è incredibilmente dolorosa. Alcuni sono descritti come aventi “bocche delle dimensioni della cruna di un ago e uno stomaco delle dimensioni di una montagna“. Questa è una metafora per le persone che tentano inutilmente di soddisfare i loro desideri fisici illusori.
LA DANZA ANCESTRALE DEI ‘GHOSTBUSTERS’ TIBETANI
Nessun problema però, a cacciare questi spiriti ci pensano dei veri ghost hunters! Ogni anno, in occasione del Losar Festival, vale a dire il Capodanno tibetano, tutti i monaci tibetani e fedeli partecipano ad una cerimonia religiosa nota come “Da Gui” o “Batti i fantasmi”. Questo è un rituale molto importante ed estremamente sentito da tutti. Nella fattispecie il “Batti i fantasmi” si tiene generalmente alla fine del primo mese lunare e il rituale di per sé, semplificando all’osso, potrebbe essere paragonato ad una sorta di esorcismo. Monaci istruiti nel fare ciò danzano a ritmi frenetici su melodie e testi sacri, tenendo sul volto una grande maschera bianca con occhi rossi simile ad un teschio, il tutto finalizzato a cacciare gli spiriti maligni, allontanare le influenze negative e portare la pace nel mondo.
I movimenti di danza hanno significati ben distinti: preghiera, miglioramento della mente o trionfo sul male. E alla fine della danza, i monaci camminano in processione portando l’effigie di un demone che viene gettato nel fuoco, a simboleggiare l’esorcismo del diavolo e la pacificazione del mondo. Quindi cantano le scritture buddiste e distribuiscono frutta e caramelle come benedizione per la sicurezza e la felicità.