IL CERVO CELESTE DELL’ASIA CENTRALE – Parte 1 –

In questi articoli trattiamo un argomento spesso ignorato, le cui origini si perdono nei meandri della preistoria. E’ tipico delle culture primitive il culto di Spiriti e Divinità a forma di animale. Tale caratteristica si trova anche in ciò che resta degli Sciamanesimi odierni, ed il mondo occidentale olistico e new age ha fatto proprio questo elemento con la moda del cosiddetto “animale di potere”. 

Tra gli animali non tutti hanno avuto la stessa fortuna e considerazione, ed in questi articoli parleremo di uno degli animali che ha avuto più fortuna nell’immaginario spirituale e folklorico centroasiatico: il Cervo. 

La figura del cervo nella mitologia asiatica 

Il Dio Cervo, o il Cervo Celeste, sembra accomunare varie popolazioni asiatiche fino al Tibet, tanto da poter riconoscere nelle stesse una matrice comune, la stessa matrice di cui parla chi sostiene l’esistenza di un Bön primitivo centroasiatico, che poi si è stanziato in Tibet dando origine al Bön tibetano ed influenzando successivamente l’immaginario tibetano del Buddhismo. 

Gli archeologi riconoscono l’esistenza di una matrice culturale diffusa in tutto il Centrasia che ha prodotto le cosiddette Pietre o Steli del Cervo. Più di seicento sono i siti archeologici della Cultura delle Steli del Cervo, concentrate soprattutto in Mongolia, Siberia, Xinjiang e Amdo. 

Cosa erano quindi queste Steli del Cervo? Sostanzialmente si tratta di megaliti, in cui vengono rappresentati appunto dei Cervi, spesso dalla natura apparentemente divina. Le Steli sono fatte solitamente di granito o pietra verde, e sono alte di solito attorno ai tre piedi ma qualche volta hanno raggiunto i quindici piedi. Sembra che siano state create dalle popolazioni nomadi dell’Età del Bronzo tra il secondo ed il primo millennio avanti Cristo. Queste Steli erano orientate secondo precise direzioni cardinali, e spesso avevano tre sezioni: la prima parte rappresenta il Cielo e spesso possiede dei cerchi o addirittura delle facce che rappresentano il Sole, la Luna e gli Dei del Cielo; la parte centrale rappresenta il Mondo Intermedio e vi si possono scorgere i Cervi volanti. La testa dei Cervi spesso è ricurva all’indietro in modo tale che le loro corna tocchino la schiena. Le immagini dei Cervi sono orientate solitamente verso Est e verso l’Alto, indicando la loro direzionalità celeste. 

Il culto del cervo

Nella macroregione centroasiatica, il culto del Cervo è emerso anche in contesti diversi da quello che ha prodotto le Steli del Cervo; ad esempio, erano molto legati a questa figura gli Sciti e gli Unni, che usavano icone di cervi nelle loro cerimonie religiose. Sono state trovate molte immagini di Cervi nei loro kurgan, ovvero nei loro tumuli funerari, soprattutto nella Siberia meridionale. Una di queste icone più famose è fatta d’oro ed è oggigiorno conservata nel Golden Warehouse of the Hermitage State Meuseum a San Pietroburgo. 

Il Cervo era molto venerato anche nella cultura Pazyryk dei Monti Altai, ed una delle loro tradizioni, poi portata fino in India ed in Afganisthan, fu quella di mettere ai propri cavalli delle finte corna di Cervo fatte in metallo, per farli assomigliare a questi ultimi. 

Il cervo bianco

Tra i diversi tipi di culti del Cervo è degno di interesse quello del Cervo Bianco. Si trova anche in Cina, nei cui miti tradizionali il Cervo Bianco può rappresentare un messaggero dell’Imperatore Celeste. 

Il Cervo Bianco si può trovare nell’antica religione shintoista giapponese, dove la Dea solare Amaterasu può apparire come un Cervo Bianco che porta sul dorso un albero con sopra il Disco Solare. L’Albero è un simbolo dell’Albero Cosmico, e delle cartine con scritte oracolari sono appese ai suoi rami.

Sulla base di ciò alcuni ipotizzano che il culto del Cervo Bianco in Giappone provenga in realtà dalla Siberia, dove c’è l’usanza di appendere foglietti similari negli alberi. Secondo questa ipotesi il culto del Cervo sarebbe stato portato in Giappone dall’etnia Ainu, etnia la cui origine, avvolta nel mistero, sembra essere strettamente connessa alle nazioni Nivkh e Coriacca del nord est Siberia. E’ interessante anche che l’esame genetico dell’etnia Ainu mostri che sul lato paterno più del 87,5% delle persone appartengano all’aplogruppo D del cromosoma Y, lo stesso che è anche prevalente in Tibet, luogo dove la figura del Cervo ha avuto molta importanza nel Bön fin dal periodo preistorico.