Si è appena concluso a Lhasa il lavoro cominciato a marzo con il quale parte dei thangka nella collezione del Potala è stata catalogata e scansionata in alta definizione. E anche gli antichi testi hanno visto una risistemazione, alla fine della quale sono nati due Cataloghi: un elenco, ora disponibile nella prima Sala delle Scritture del Palazzo, e una raccolta degli studi e delle ricerche eseguite finora.
Gran parte dei coloratissimi dipinti sulla seta, alcuni dei quali esposti in occasione di grandi eventi e celebrazioni rituali, è legata al Buddhismo tibetano e alla religione Bon. Dei circa 10mila ospitati nel Palazzo del Potala, di periodi e tecniche di realizzazione differenti, molti riguardano invece la Storia e la Cultura, le biografie di alcune figure di spicco, l’Astronomia e la Medicina tibetana – quest’ultima, sintesi visiva di Buddhismo, conoscenza medica e Arte.
Calcolando dalla nascita del Palazzo per volere del Re Songtsen Gampo, parliamo di 13 secoli di saperi, influenze, eventi e scambi culturali raccontati attraverso questi preziosi arazzi. Quindi, del maggiore e meglio preservato patrimonio storico-culturale nonché deposito del sincretismo dell’arte tibetana. Espresso peraltro anche nelle decine di migliaia di sculture ospitate dal Potala, che – in metallo, argilla colorata, legno o pietra – combinano le tecniche artistiche e gli antichi stili cinesi, indiani e nepalesi.
I thangka, meravigliosi percorsi spirituali di conoscenza e apprendimento, si aprono così alla dimensione digitale come strumento di conservazione – già usato a Lhasa dal 2013 per la digitalizzazione dei thangka, delle statue e degli affreschi del Monastero di Jokhang. Fotografando le sculture da 10 angoli differenti, e anche di più in caso di epigrafi, per ottenere immagini in 3D ad alta definizione. E costruendo così un database in Mandarino, Tibetano e Inglese, aperto dunque agli studiosi di tutto il mondo. Ma anche ai restauratori, laddove il trasferimento in digitale, oltre a delle datazioni più precise, ha permesso di stabilire gli eventuali danni del tempo sui tessuti o sugli affreschi e di intervenire. Tant’è che, nel 2014, l’Amministrazione locale dei Beni Culturali ha destinato 14.8 milioni di yuan (2.2 milioni di dollari) alla creazione di un laboratorio dedicato, con una speciale attenzione ai thangka, andando inoltre ad aprire delle collaborazioni con i maggiori musei di Shanghai, Pechino e Hangzhou per la formazione nel restauro delle opere.