IL RINASCIMENTO DELLA TRADIZIONE OPERISTICA TIBETANA

  • by Redazione I
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  • 19 Mag 2024
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IL RINASCIMENTO DELLA TRADIZIONE OPERISTICA TIBETANA, Mirabile Tibet


Mentre molti bambini scelgono di suonare il pianoforte, nuotare o programmare il computer, il tredicenne Tenzin Donden si distingue per la sua rara passione per l’Opera tibetana, una forma d’Arte con una storia di oltre 600 anni. Che – dal 2009 nel patrimonio culturale immateriale UNESCO dell’Umanità – fonde parlato, canto, recitazione, danza e letteratura.

Ogni fine settimana, Tenzin Donden viaggia per un’ora sulla bici elettrica per raggiungere la Sala d’Arte popolare a Lhasa e affinare le sue capacità. Una passione che inizia a 3 anni, quando i nonni lo portano in ogni viaggio dalla contea di Lhunzhub al Parco Norbulingka per assistere agli spettacoli: “Ero profondamente affascinato da questa Arte”, racconta l’adolescente che aspira a diventare un artista professionista. Nel 2015, la Sala d’Arte popolare lancia dei corsi gratuiti di Opera tibetana, accogliendo circa 200 studenti. “Padroneggiarla richiede una miscela di abilità di recitazione, canto e danza. Non è facile” – spiega Pasang, 63 anni, artista rinomato che qui insegna. “Qualsiasi bambino interessato è il benvenuto” – aggiunge Phurjung, 64 anni, a sua volta insegnante. Ma non tutti ci riescono, aggiunge, ricordando uno studente del gruppo etnico Han che dovette abbandonare a causa dell’elevata conoscenza della lingua tibetana richiesta.

L’anno scorso, Tenzin Donden e l’undicenne Chimed Drolkar si sono esibiti in “I Fratelli Donyo e Dondrup”: il primo spettacolo teatrale per bambini presentato come Opera tibetana a Xizang e che racconta la storia di due principi fratellastri che si riuniscono dopo molte sfide. Chimed Drolkar, che ha iniziato a studiare all’età di 4 anni, ha interpretato diversi ruoli in questo spettacolo mentre Tenzin Donden è stato ‘Wonbar’, il narratore dell’Opera (“il ruolo il più stimolante e divertente” tra tutti finora interpretati). “L’opera tibetana è piena di fantasia e mistero, proprio come le fiabe straniere che ho letto come ‘Biancaneve e i sette nani’ e ‘La Sirenetta’“ – ha detto Chimed Drolkar. In “Sukyi Nyima”, i due ragazzi hanno interpretato rispettivamente una fata e un cacciatore e la coppia ha recentemente vinto un prestigioso premio nazionale dopo che il loro spettacolo si è distinto tra oltre 100 produzioni in generi come l’Opera di Sichuan, l’Opera di Pechino e l’Opera di Kunqu. In più, grazie a piattaforme online come Douyin e WeChat, le loro esibizioni possono ora raggiungere un pubblico più ampio – in particolare, durante il Capodanno tibetano e la Festa di Shoton.

Come parte del programma a favore della Cultura locale, nel 2005 la Regione Autonoma aveva avviato un progetto di tutela. E, un anno dopo, l’Opera tibetana era stata inclusa nella prima lista del patrimonio culturale immateriale a livello nazionale, 3 anni prima del suo riconoscimento da parte dell’UNESCO. Attualmente, ci sono più di 150 compagnie: “Sono entusiasta di vedere l’Opera tibetana introdotta in molte scuole primarie e medie”, ha commentato Pasang. “Che i miei studenti scelgano o meno di intraprendere la carriera di artisti professionisti, credo fermamente che quest’Arte tradizionale arricchirà le loro vite come passione permanente”.

La leggenda fa risalire l’Opera tibetana a Thangtong Gyalpo – un monaco venerato, abile costruttore di ponti di ferro a Xizang e che, per finanziare i suoi progetti, avrebbe creato una compagnia di cantanti e ballerini. Oggi, Phurjung descrive l’Opera tibetana come una fusione di passato e presente: “Adorniamo il palco con un thangka raffigurante Thangtong Gyalpo durante gli spettacoli”. Ma, sebbene l’Opera tibetana segua le tradizioni, molte cose sono cambiate. Per esempio, con l’enorme progresso dell’uguaglianza di genere e nonostante la pratica tradizionale di usare attori giovani per i ruoli femminili, le attrici donne ora onorano il palcoscenico.

Nella contea di Bainang a Xigaze, città natale di Phurjung, spettacoli con maschere vivaci, danze, canti e costumi colorati sono stati organizzati sulle aie del grano, nei pascoli e nei giardini aperti. Tamburi e piatti scandiscono il ritmo e alcune esibizioni possono durare giorni. Nelle aree urbane, l’Opera tibetana è rappresentata nei teatri utilizzando la tecnologia moderna, compresi sistemi audio e di illuminazione avanzati, e accompagnata da sottotitoli a scorrimento in tibetano e mandarino per migliorare il coinvolgimento e la comprensione da parte del pubblico. Per preservare e modernizzare lo stile dell’Opera che affonda le sue radici nelle storie popolari, nelle leggende storiche e nei classici buddisti, Phurjung e i suoi colleghi progettano di creare una serie di produzioni con temi contemporanei.

Insieme alla pittura thangka e alla cucina, l’Opera tibetana ha aumentato l’attrattiva turistica della Regione Autonoma – con oltre 55 milioni di visitatori solo nel 2023. Solo nella comunità della città di Shannan nota per l’Opera, Tashi Chodan, l’Arte ha richiamato 16mila visitatori per oltre 1,85 milioni di Yuan (circa 257mila dollari) di entrate. Nel frattempo, l’Opera tibetana affronta una nuova sfida: quella di attrarre e trattenere giovani artisti. Come Ngawang Norbu, di 29 anni, ex studente di pittura thangka. Che nel 2022 si è unito alla compagnia d’Opera tibetana della sua comunità e che, per migliorare le sue capacità canore, ogni giorno scala una collina vicina e si esercita in cima per quattro ore, imitando l’audio del suo telefono. Con il sogno di portare l’Opera tibetana in varie parti del mondo, compresi gli Stati Uniti e la Gran Bretagna: “Voglio dissipare l’idea sbagliata secondo la quale la nostra Cultura sta svanendo”, ha spiegato. “Invece, sta prosperando e viene tramandata”.

In effetti, l’Opera tibetana ha già varcato i confini internazionali e raggiunto un pubblico globale.
Prima del loro pensionamento, Pasang e Phurjung hanno viaggiato con una compagnia regionale per esibirsi in più di 10 Paesi tra i quali Stati Uniti, Canada e Austria. E siccome durante gli spettacoli all’estero l’opera tibetana è accompagnata da sottotitoli in Inglese, anche Tenzin Donden si dedica alla padronanza di questa lingua oltre al Tibetano e al Mandarino. “L’inglese è il mio ultimo impegno e, sebbene faticoso, intendo padroneggiarlo per portare l’Opera tibetana a più persone”.