Su un’isola in uno piccolo lago artificiale che si trova esattamente dietro il Palazzo Potala a Lhasa si trova il Tempio di Lukhang, o “Tempio degli spiriti del serpente”, uno spazio di meditazione segreto creato per l’alto clero buddhista nel XVII secolo. Per centinaia di anni, questo tempio è stato chiuso a chiunque tranne che allo stesso Dalai Lama. La particolarità di questo posto? Essere la rappresentazione perfetta del misticismo tantrico tibetano. Per secoli questi spazi sono stati chiusi al pubblico ed ancora oggi sono in pochi i fortunati che possono accedervi. Tuttavia nel 1986 il fotografo americano Thomas Laird ebbe la fortuna di essere scelto come uno dei primi fotografi stranieri a testimoniare questo tesoro artistico.
LA RAPPRESENTAZIONE DELL’ESOTERISMO TANTRICO
Il tempietto di Lukhang è un capolavoro di architettura sacra, dove ogni pietra, ogni pennellata di intonaco ha un significato ben preciso. L’esoterismo tantirico è alla base della costruzione. Il tempio è stato infatti costruito come un mandala tridimensionale. Sappiamo che il mandala è una forma geometrica sacra che rappresenta l’universo buddista, ed il tempio Lughang si presenta con tre livelli che rappresentano rispettivamente le tre dimensioni dell’illuminazione: realtà esterna, esperienza interiore e una dimensione trascendente oltre il tempo e lo spazio.
Ad impreziosire il tutto ci sono coloratissimi murali sacri. Questi coprono ancora oggi le pareti del tempio e raffigurano yogi in pose dall’aspetto impossibile, guru, re e cristalli circondati da arcobaleni. Vi è persino una sezione dedicata alla medicina tibetana. Tra questi l’immagine più emblematica: una rappresentazione di una vagina dalla quale ha preso vita il mondo intero. Questo spazio è stato usato per secoli per iniziare il Dalai Lama alle pratiche yogiche e tantriche nella scuola Dzogchen e pochissimi hanno avuto modo di vedere questi murales. Tra le pitture vi è un dettaglio che da il nome al tempio. Stiamo parlando di un dipinto risalente al 1700 raffigurante Guru Rinpoche o Padmasambhava che accetta un suo omaggio dopo aver soggiogato il Re Lu, o Re Naga (uno spirito serpente), di qui il nome.
“Nonostante sia un deposito visivo degli insegnamenti spirituali più esoterici del Tibet, il tempio di Lukhang non è ben noto nemmeno a coloro che hanno viaggiato frequentemente in Tibet o che studiano le sue tradizioni buddiste tantriche”, ammette lo storico Ian Baker ed esperto in materia di buddhismo tibetano.
PERCHE’ UN LUOGO COSI’ SEGRETO? PRESERVARE LE PRATICHE NON BUDDHISTE
“I murales originali sono stati sempre più danneggiati e le intemperie insieme ad impacciati tentavi di restauro nei primi tra fine 1800 ed inizio 1900 non hanno aiutato. Tuttavia oggi grazie a nuove politiche centrali in materia di conservazione artistica, questi dipinti sono racchiusi in pannelli di vetro con cornice in alluminio il che sta aiutando a preservare questa importante testimonianza artistica e religiosa”, spiega Baker. I murali sono importanti anche per un altro fattore. Questi rivelano infatti una dimensione della pratica buddista tibetana che si oppone direttamente alle tradizioni monastiche che la maggior parte delle persone associa al Tibet.
Questi difetto celebrano sì le pratiche tantriche e yogiche, ma quelle non monastiche, slegate dal buddhismo presente in Tibet e che per secoli sono state a lungo tenute segrete. Gli storici sono ancora divisi sul perché di tale segretezza. L’ipotesi più accreditata è la volontà dell’alto clero buddhista dell’epoca di salvare quelle pratiche meditative e tantriche ritenute positive per lo spirito, ma non praticabili perché non buddhiste. “In poche parole – sostiene Baker – si è voluto preservare un qualche cosa ritenuto impuro la cui perdita sarebbe stata una grave disgrazia”.
IL MECENATE CHE TEORIZZO’ IL TEMPIO DI LUKHANG
Vi è stata tuttavia una mente dietro a questi murali. Il visionario che ha la creazione di tutto il complesso è stato Desi Sangye Gyamtso, potente politico dell’epoca e reggente politico del Quinto Dalai Lama e scopritore del Sesto Dalai Lama – era famoso per aver preservato le più alte conquiste della civiltà tibetana, sia nell’arte, nella medicina o nella spiritualità la pratica. In qualche modo egli fu un vero mecenate, e questo amore per la cultura e arte hanno di fatto avvalorato la tesi che abbiamo poc’anzi esposto.
Eppure fu proprio il suo mecenatismo a firmare la sua condanna. Egli fu condannato a morte dal suo principale rivale politico con le accuse di impurità e miscredenza. Nonostante tutto, fu grazie a lui che ancora oggi possiamo ammirare le bellezze ed i tesori del tempio di Lukhang.