Il Tibet in televisione come non si era mai visto. E’ con questo spirito che nel lontano 1996, il noto regista e giornalista di inchiesta Sergio Giordani diresse personalmente una spedizione sul Tetto del mondo per delle riprese finalizzate a scoprire gli angoli più remoti ed i segreti del Tibet.
Si parte dalla storia del Tibet
Il registrato, oggi tranquillamente fruibile negli archivi Rai online, compie da prima un excursus storico sulle origini della religione buddhista, partendo proprio dal V secolo a.C., quando il principe indiano Siddharta rinunciò al lusso e alle ricchezze per comprendere, attraverso la pratica ascetica, i principi dell’esistenza.
Con estremo rigore ed un approccio dichiaratamente didattico, Giordani cattura bellissime immagini per spiegare i fondamenti dottrinali del pensiero buddista, introducendo al grande pubblico concetti come le quattro nobili verità, ossia i principi di causalità e interdipendenza di tutti i fenomeni, soffermandosi poi sulle peculiarità del Buddismo Vajrayana originario del Tibet.
Le etnie del Tibet
La seconda parte del documentario è invece dedicata ai tibetani e alle loro etnie. Da un piccolo villaggio si passa a Lhasa e alle sue bellezze architettoniche. Qui Giordani cattura
il Potala, portando su schermo tutta la sua magnificenza architettonica. Sempre in tema spirituale, passando le stanze, i mantra, i mandala, i mudra e tantra dei principali templi tibetani, Sergio Giordani esplora decide di esplorare due tra i principali monasteri buddisti del Tibet dedicati al Buddismo vajrayana: il monastero Sera e Drepung. Arrampicati sulle pendici delle montagne più alte del Tibet, i grandi monasteri costituivano un tempo veri e propri agglomerati urbani, fulcro della residenza dei Lama.
Qui i monaci giungevano anche dalla lontana Siberia per competere con altri monaci sulle proprie capacità oratorie e per recitare insieme a loro i mantra, formule rituali ripetute ininterrottamente, accompagnate da segni di mudra, gesti simbolici della tradizione buddista.
Spazio anche alla Medicina
Il filmato analizza anche per la prima volta un aspetto totalmente sconosciuto agli italiani: la medicina tradizionale tibetana, e nello specifico l’intrinseco rapporto tra natura e medicina tibetana. Nel museo di Lhasa è conservata memoria della storia della medicina tibetana. Il regista insieme a Luosang Yixi, all’epoca dirigente dell`Ospedale di Medicina Tradizionale Tibetana, si scoprono le origini della medicina tibetana, che vede le sue origini nell`VIII secolo dall`unione della medicina ayurvedica e quella cinese. Le riprese si concludono infine con un esempio sul campo grazie al medico Quewang Lunzi che illustra alcuni metodi della medicina tibetana, come l`auscultazione del polso per capire la longevità degli individui, fino all`uso dei gusci di tartaruga per curare il mal di fegato.